Monday 20 December 2010

(Ir)responsabili dell'Ordine

http://www.youtube.com/watch?v=lsbR5L7OpLg&feature=player_embedded

l'aggressione avvenuta a Roma il 14 Dicembre sta sollevando svariate polemiche, nonchè la solita quantità d'azioni scomposte. Fascista? Infiltrato? Pazzo Sadico? Leggete i blog e i commenti, specialmente quelli del popolo Viola e delle organizzazioni studentesche, e la maggiorparte degli sforzi letterari sono dedicate alle teorie cospiratorie ed agli insulti spiccioli, con tanto di prove inconfutabili come il supposto saluto romano di un 'amico' dell'aggressore e cosi via.

Però, se leggete un po’ di post dell’area ‘attivista’, osservate i video, ascoltate le parole che vengono urlate, ben presto capirete che non di poliziotto infiltrato, nè di fascista (è evidente che il gesto dell’amico è tutto meno che un saluto romano) si tratta.

Il ragazzo faceva parte del ‘servizio d’ordine’ del corteo, per questo cercava di impedire che la camionetta degli sbirri fosse assaltata (un infiltrato non sarebbe così stolto). La vittima gli ha tirato addosso qualcosa, lui non c’ha visto più e (giustamente) innervosito lo ha (ingiustificatamente) aggredito. In effetti, e solo un pregiudiziale complottismo può impedire di comprenderlo, questa interpretazione è confermata da ciò che accade dopo:

Nonostante quella che dalle immagini sembrerebbe un’arbitraria aggressione, nessuno reagisce nei confronti del suddetto aggressore. Credete che, se si fosse trattato di fascisti intenti ad aggredire manifestanti, per di più platealmente ostendando saluti romani, nessuna reazione da parte degli altri manifestanti sarebbe conseguita? Idem per il caso di un infiltrato, non trovate assurdo che nessuno reagisca? Avete notato che a soccorrere la vittima è Francesco Caruso? Pensate che l’ex deputato non avrebbe legalmente e pubblicamente denunciato l’aggressore se di fascista e/o infiltrato si fosse trattato?

La storia è quella di un’operazione di autocontenimento finita male. E’ ironico, tragicamente ironico, poichè mostra come il ruolo di ‘polizia’ comporti una forte propensione a ricorrere all’eccessivo e gratuito uso della forza una volta che si sia posti sotto pressione. Non è la divisa che rende picchiatori. Nè semplicemente la volontà di distruggere, di creare disordine. Piuttosto il tentativo di mantenere l'ordine, e l'esasperazione che segue l'essere aggrediti mentre si ritiene di svolgere un compito necessario.

Insomma, sarà difficile per i ragazzi del ‘servizio d’ordine’ criticare apertamente gli abusi dei poliziotti quando loro stessi, se messi nella simile condizione di dover garantire un ordine - per di più senza l'aggiuntivo handicap di dover portare divise che attirano già da sole astio e violenza - se ne macchiano. In tal senso il loro (degli organizzatori) silenzio fin’ora è bizzarro, irritante. Senza nulla togliere alle responsabilità del 20enne, al tempo stesso abbandonarlo in tal modo alla pubblica gogna come fascista, infiltrato o semplicemente pazzo criminale mi sembra un gesto vigliacco ed ingrato. E’ ora che i responsabili del ‘servizio d’ordine’ della manifestazione se ne assumano, appunto, le responsabilità.

Friday 10 December 2010

What is Violence?


is violence a gaze,
a charge on the crowd, a maze of keffiyeh, placards and sound?
is violence a moving pack, the frenetic urge of thousands getting stuck, the lonely wisdom of a revolting stomach?
is violence a symmetry of green benches?
is violence the violence done erasing evidences?
is violence a silence?
is violence, coherence?
is violence a stance, gesture, fragrance?
is violence a march, is violence massacre?
is violence red warmth in the bowels, black noise on the square, the white shock of mental congestion, the grey glue of dejection?
is it rejection?
is it procrastination?
is violence being the same everyday, insane on extraordinary day, radical on mayday?
is violence throwing stones, receiving stones, carving stones, the monotonous placing of first stones?
is violence a placard, a vote, a laugh, a shivering in the cold, a spit on the batoons?
is violence common sense?
is violence the police?
is violence a matrix of control?
is violence a meretrice?
is violence helicopters hovering forever, legs taking the street in every crisis, opening a crack in every hard-cover, breaking the law into thousand pieces?
is violence a violation of pure thought, burning the cold in the freezing crowd, a hysterical dance over a Greek pillar, a purposeful sublimation in the smoky cloud?
is violence a fury, and blind, an unwarranted action, a reaction, a painful contraction?
is violence a stasis, a revolutionary hypothesis, the day-to-day mimesis, the once in a while catharsis?
is the murmur that dwells in the air when the air is gone, that resounds in the ear when is chopped off, that shines in the eyes made by punches blind?

rising pressure on shaken helmets,
bloody rivulets on filthy hairs,
non-cancerous proliferation of unsettling joy,
enveloping vapour which makes you smile,
burning wood,
burning wood,
burning wood
that keeps alive the soft tissue in which you fail.