Nella mozione presentata dalla Lega Nord contro i docenti che hanno recentemente manifestato la propria solidarietà agli 'immigrati della gru' di Brescia all'opera è un perverso Kantismo all'opera. Nella sua famosa 'Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo', Kant proponeva un illimitato uso pubblico della ragione, ed un ristretto uso privato:
il pubblico uso della propria ragione dev'essere libero in ogni tempo, ed esso solo può attuare il rischiaramento tra gli uomini; invece l'uso privato della ragione può assai di frequente subire strette limitazioni senza che il progresso del rischiaramento ne venga particolarmente ostacolato. Intendo per uso pubblico della propria ragione l'uso che uno ne fa, come studioso, davanti all'intero pubblico dei lettori. Chiamo invece uso privato della ragione quello che ad un uomo è lecito farne in un certo ufficio o funzione civile di cui egli è investito. Ora per molte operazioni che attengono all'interesse della comunità è necessario un certo meccanicismo, per cui alcuni membri di essa devono comportarsi In modo puramente passivo onde mediante un'armonia artificiale il governo induca costoro a concorrere ai fini comuni o almeno a non contrastarli. Qui ovviamente non è consentito ragionare ma si deve obbedire. Ma in quanto nello stesso tempo questi membri della macchina governativa considerano se stessi come membri di tutta la comunità e anzi della società cosmopolitica, e si trovano quindi nella qualità di studiosi che con gli scritti si rivolgono a un pubblico nel senso proprio della parola, essi possono certamente ragionare senza ledere con ciò l'attività cui sono adibiti come membri parzialmente passivi. Così sarebbe assai pernicioso che un ufficiale, cui fu dato un ordine dal suo superiore, volesse in servizio pubblicamente ragionare sull'opportunità e utilità di questo ordine: egli deve obbedire. Ma è iniquo impedirgli in qualità di studioso di fare le sue osservazioni sugli errori commessi nelle operazioni di guerra e di sottoporle al giudizio del suo pubblico. Il cittadino non può rifiutarsi di pagare i tributi che gli sono imposti; e un biasimo inopportuno di tali imposizioni, quando devono essere da lui eseguite, può anzi venir punito come uno scandalo (poiché potrebbe indurre a disubbidienze generali). Tuttavia costui non agisce contro il dovere di cittadino se, come studioso, manifesta apertamente il suo pensiero sulla sconvenienza o anche sull'ingiustizia di queste imposizioni.
Consapevolmente o no (propendo per la seconda ipotesi) , Marelli e i suoi compari è a questo Kant che si riferiscono quando sostengono che i docenti che si sarebbero
dichiarati a favore degli occupanti della gru, strumentalizzando politicamente gli eventi e prendendo delle posizioni pubbliche inaccettabili, su una vicenda che non riguarda il sistema scolastico o il loro ruolo didatticoLa logica è che, dal momento che
Professori e ricercatori - spiega ancora Marelli - sono pagati con i soldi dello Stato e sono quindi dipendenti della collettivita'è inammissibile che osino criticare il loro 'datore di lavoro', cioè, lo Stato. Nel crescendo finale, Marelli, primo firmatario della mozione della Lega contro i docenti, conclude che
Se queste persone vogliono dedicare le loro energie alla diffusione di idee antistoriche lo possono fare rinunciando ai loro privilegi di baroni; nessuno gli vieta di fare politica in modo attivo, a patto che questo non avvenga a spese dei bresciani e soprattutto degli studenti che pagano le rette".
Un Kantismo perverso appunto, mescolato ad una bassa logica aziendale che depreca la critica nei confronti del Padrone (lo Stato) in quanto ingrata, per di più se perpetrata da Baroni (per la Lega il termine Baroni ha un'accezione più ampia del suo significato corrente: è semplicemente un sinonimo per docente, professore). Kant stesso, però, concedeva una libertà di critica, a patto che essa non entrasse in collisione con l'ordine topologico del sistema vigente: a patto che non si esca dalle proprie posizioni assegnate, che non ci si rifiuti di eseguire un ordine in guerra, di pagare le tasse e così via, la liberta di critica è coessenziale al dovere di cittadino. Critica che svolgerebbe il cittadino 'in quanto studioso', intellettuale, volgendosi contro l'ingiustizia con dialogo razionale, non con resistenza e diserzione.
I problemi di questo modello sono stati oggetto di infinite analisi e qui ce le risparmiamo. Senza dubbio appare evidente come esso sia una perfetta formula, seppur ammantata di liberalismo, per il mantenimento dello status quo - se ne può scorgere l'evoluzione nel sistema mediatico italiano, in cui nella sfera pubblica della tv si può dire tutto ed il contrario di tutto, a patto che nella sfera privata del proprio ruolo istituzionale non si faccia nulla. Il problema, nel caso leghista, è acuito, come detto, dall'imposizione di una logica d'azienda al rapporto docenti-Stato. Inoltre, e ancor più grave, se in Kant la critica era permessa 'in qualità di studioso', nell'equazione leghista essa è ammessa a patto che si faccia 'politica in modo attivo'.
E' facile vedere come il presupposto Kantiano prenda una piega più inquietante. Da un modello in cui il cittadino è al tempo stesso libero di criticare in pubblico e prevenuto dal criticare nel 'privato' della sua funzione di dipendente pubblico - ovvero un modello in cui restrizione e possibilità di critica coesistono nello stesso soggetto - si passa ad un modello in cui il dipendente pubblico non ha il diritto di criticare. Per ottenerlo non basta più il farlo al di là del suo ruolo. Egli deve abbandonare tale ruolo e scendere in campo. In effetti, quando Marelli critica ai docenti di essere entrati nel merito di "una vicenda che non riguarda il sistema scolastico o il loro ruolo didattico" si muove esattamente contro l'assunto Kantiano.
La critica in tal modo è ridotta alla politica attiva.La stessa logica accompagna le critiche a Saviano per l'intervento contro la Lega: ecco qua, non è più un giornalista/scrittore 'neutrale', è entrato in politica. Credo si possa annoverare anche questo tra i 'risultati' a cui il ventennio che viviamo ci ha portato. Un mix perverso tra un Kantismo degenerato e uno spruzzo del peggior postmodernismo, nella sua accezione più falsa ed idiota, il relativismo, che di colpo comporta il crollo dei contenuti della critica e il volgere l'attenzione sulle ragioni che hanno spinto il 'criticante', ovvero, quale sia il suo schieramento politico, quali le sue mire di potere.
Ed ovviamente, in tale azzeramento dei contenuti ed enfatizzazione dei doppi fini, sono le dietrologie, i retroscena ed i siparietti a dominare, la logica di quello che Facci, da un'opposta prospettiva, chiama il cretinismo bipolare, in ultimo la ragione implicita del successo e della durata del regime attuale.
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