Wednesday, 1 February 2012

I Crepuscolari


“Ciascuno di noi ha conosciuto quelle creature che Benjamin definisce ‘crepuscolari’ e incompiute, similia i gandharva delle saghe indiane, metà geni celesti e metà demoni. ‘Nessuna ha posto fisso, contorni netti e inconfondibili; nessuna che non sia in atto di salire o di cadere; nessuna che non si scambi col suo nemico o col suo vicino; nessuna che non abbia compiuto la sua età e che non sia profondamente esausta eppure ancora all’inizio di un lungo viaggio’. Più intelligenti e dotati degli altri nostri amici, sempre intenti in immaginazioni e progetti per i quali sembrano avere tutte le qualità, non riescono, però, a finire nulla e restano generalmente senz’opera. Essi incarnano il tipo dell’eterno studente e del gabbamondo, che invecchia male e che, alla fine, dobbiamo, sia pure a malincuore, lasciarci alle spalle. Eppure in loro qualcosa, un gesto inconcluso, una grazia improvvisa, una certa matematica spavalderia nei giudizi e nel gusto, un’aerea scioltezza delle membra e delle parole testiimonia della loro appartenenza a un mondo complementare, allude a una cittadinanza perduta o a un altrove inviolabile. Un aiuto, in questo senso, ce l’hanno dato, anche se non riusciamo a dire quale. Forse consisteva appunto nel loro essere inaiutabili, nel loro ostinato ‘per noi non c’è nulla da fare’; ma, proprio per questo, sappiamo alla fine di averli in qualche modo traditi”

Giorgio Agamben, Profanazioni, p.31-2

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