Tuesday 5 May 2009

B&B

Nel 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, Marx spiega come, nonostante la missione di Bonaparte consistesse nell’assicurare l’Ordine Borghese e quindi nel perseguire gli interessi della classe media, egli, in quanto leader, doveva al tempo stesso ergersi al di sopra degli interessi particolari, così da non rimanere imprigionato nel ruolo ristretto e pericoloso di rappresentante di una sola classe. In quanto leader egli avrebbe dovuto porsi fuori, al di sopra delle classi. Zizek (Contro i Diritti Umani) suggerisce che il modo in cui ciò potè avvenire consistette, paradossalmente, nel porsi alla guida di una classe particolare, “per la precisione, di quella classe che non è sufficientemente strutturata per agire come un agente unitario che richiede rappresentanza attiva”. Questa classe era la massa di contadini diseredati che vivino in condizioni di vita simili, senza tuttavia “entrare in relazioni articolate l’uno con l’altro. Il loro modo di produzione li isola l’uno dall’altro anzichè riunirli insieme [....] Sono quindi incapaci di far valere i loro interessi nel loro nome, sia attraverso un Parlamento che una Costitutuzione. Non possono rappresentare se stessi; debbono farsi rappresentare. Il loro rappresentante deve in pari tempo apparore loro come il loro padrone, come un’autorità che si impone loro, come un potere governativo illimitato ...” (Marx, ibid.). In questo Zizek trova la chiave paradossale della rappresentanza populistico-bonapartista, che per essere al di sopra di tutte le classi deve rappresentare la classe incapace d’agire come agente collettivo poichè troppo povera e al tempo stesso disgregata (al contrario del proletariato di fine Ottocento).

Il comando di Berlusconi presenta la stessa struttura populistico-bonapartista. Egli si fonda su di una massa di Italiani incapace di unirsi come agente collettivo. Tale non-classe non condivide lo stessa sorte lavorativa, non stiamo certo parlando di contadini diseredati. Anzi, non ha necessariamente affinità in senso materialistico. La comunanza tra questi individui è più sottile e giace al livello culturale della scorrettezza politica. Si tratta della massa dei furbi, insofferenti delle regole, razzisti, intolleranti, nostalgici, egoisti, arrapati, maschilisti, la proverbiale ‘maggioranza silenziosa’, la scorretta italianità media. Tale maggioranza di fatto, però, manca di una sufficiente strutturatezza che le permetta di porsi come agente unitario. Essa è una non-classe trasversale negli interessi, negli usi e nei costumi, accomunata solo da una furberia condivisa, dalla scorrettezza, dall’intolleranza, quindi da un qualcosa di politicamente inaccettabile, impossibile (almeno fino a ieri) da rivendicare pubblicamente. L’incapacità per questa classe di formarsi come agente collettivo comune e far valere esplicitamente i propri interessi si fonda nella palese illiberalità, illegalità, incostituzionalità di quest’ultimi, che sebbene trovino multipli sbocchi nelle mille feritoie della politica italiana, ancora mancavano di qualcuno in grado di rivendicarli totalmente, al punto d'incarnarli.

Berlusconi emerge in quanto rappresentante di fatto di tale non-classe, l’unico che con la sua preponderanza, col suo ‘eccesso osceno’ di potere è in grado di unificarla idealmente e letteralmente, dal momento che– attraverso le sue decisioni politiche, le sue dichiarazioni, il suo comportamento e la sua torbida storia personale – egli è un avallo vivente alle velleità di questa massa, è il megafono che essa aspettava. Meno grezzo ed estremo della beceraggine leghista, egli è vero Bonaparte per la maggioranza scorretta degli Italiani, che trasversalmente lo vota perchè in lui si vede prima di tutto giustificata, realizzata.

No comments: