Monday 24 November 2008

Consumare Consumare Consumare

L'ingiunzione a consumare, a non cambiare di una virgola le nostre abitudini (occhiale da sole a 200 euro, macchina ultimo modello, maglietta firmata e via dicendo) che il Presidente Berlusconi ha ribadito ieri è quanto di più pericoloso e lontano dalla realtà un Presidente possa consigliare.

Nella sua ansia di denigrare il famigerato pessimismo della sinistra, Berlusconi sveste la maschera politica e ritorna il capo d'azienda che esorta i suoi consumatori a comprare, comprare, comprare, non rinunciare certo a tutti i vizi e stravizi, rischiare di non svalicare la terza settimana ma sempre con un giubbotto carhart tirato a lucido, non arrivare a fine mese ma con stile insomma.

Troppo forse è già stato scritto sulla società dei consumi ecc. Non si voglia certo pretendere di inneggiare all'austerity. Però c'è crisi, è chiaro, ed al tenpo stesso c'è ormai da troppo tempo un consumismo compulsivo che spinge migliaia di individui ad indebitarsi per la bella macchina, l'occhiale o la felpa, la lampada abbronzante e l'estetista e cosi via. Il panorama di una città italiana arrivando dall'estero appare in tutta la sua superficialità patinata. L'impressione è quella di ricchezza e spreco, che però è solo facciata, maschera che copre una realtà di disagio incalzante.

Un presidente serio avrebbe dovuto cogliere l'occasione di consigliare di non cedere al panico, continuare a consumare ma al tempo stesso ri-orientare i propri stili di vita evitando lo sperpero edonistico che ci ha reso una delle nazionalità più facilmente riconoscibili all'estero, burattini della pseudo-moda prodotti in serie che emergono da ogni folla europea.

Consumare, ma con criterio. Non panico certo, neanche mantenere la stessa abitudine autodistruttiva. Un presidente serio non lo abbiamo però

Sunday 2 November 2008

Forza Kazakhstan (fino a che punto...)

Since its 1991 independence from the Soviet monolith ... Kazakhstan has witnessed serious human rights abuses and the denial of fundamental freedoms. Under the reign of Nursultan Nazarbayev, attacks on the political opposition and independent media have become routine. Arbitrary arrests, detentions, torture and extrajudicial killings have been a feature of Nazarbayev’s regime.

Queste poche righe, provenienti dal sito dell'IHRC, offrono un'immagine nitida di Nursultan Nazarbayev, il dittatore (come ad esempio BBC e Independent lo appellano apertamente) che governa paternilisticamente il Kazakhstan da 17 anni e che ha appena fatto approvare una legge che gli conferisce la possibilità di correre per le prossime elezioni del 2012, e per le successive, fino a che lo voglia, forte del suo consenso assoluto e sigillato da un controllo esteso dei mezzi di informazione e dalle continue intimidazioni contro la sparuta opposzione.

Nazarbayev ha una ricchezza sconfinata principalmente basata sugli enormi giacimenti petroliferi Kazaki, possiede numerose imprese, ha connessioni importanti con vari oligarchi delle ex blocco sovietico. Lui stesso è definito da un rapporto delle Nazioni Unite l'ultimo oligarca dell'Asia centrale post-sovietica. A capo di una "self-styled 'Asian democracy' in which political parties are tightly controlled"(Independent), non si è certo esentato dal posizionare tutta la sua discendenza in posizioni di rilievo.

La sua cognata Svetlana, ad esempio, è a capo della compagnia che stampa i principali giornali d'opposizione al regime. Il governo ha la possibilità di controllare le edizioni prima che vadano in stampa, per poi decidere, come ad esempio accadde nel Dicembre 2005 , di bloccarne la stampa.

Intimidazioni ed attacchi a stampa ed opposizione hanno spinto numerosi soggetti politici al silenzio o all'esilio. Torture e detenzione illegale sono pratiche ampiamente diffuse nel paese, per stessa ammissione del governo che però sembra declinare la responsabilità sui singoli "torturatori". Comunque, nessuna misura per affrontare il problema sembra sia stata messa in opera.

Il Kazakhstan è stato posizionato tra i primi venti stati più corrotti del mondo da Transparency International. Nelle recenti elezioni del 2007 un incredibile 91% dei voti sono andati a suo favore, dandogli di fatto la possibilità di attuare le modifiche costituzionali di cui sopra. In queste elezioni l'OSCE ha denunciato un vasto controllo del partito dominante sull'informazione e un evidente pregiudizio nella copertura mediatica, ed una 'scarsa trasparenza' in almeno il 40% degli uffici elettorali monitorati (independent)



Fonte (AGI)"Andate tutti in vacanza in Kazakhstan: li' c'e' un signore che e' mio amico, non a caso ha il 91% dei voti e ha fatto cose straordinarie". Lo ha affermato, durante il suo intervento alla Confcommercio, Silvio Berlusconi raccontando la sua visita ad Astana, di ritorno dalla Cina

Wednesday 29 October 2008

Incoerenza in centimetri

Perchè i giornali Italiani, che pur nelle loro pagine, per penna dei giornalisti stessi, denunciano i "media" cosi pronti a strumentalizzare la protesta studentesca in scontro tra fazioni avverse - perchè, dico, nonostante ciò continuano appunto a strumentalizzare? Repubblica, Corriere della Sera, Stampa. Non sono, non dovrebbero essere giornali in grado di analizzare la realtà, imprimervi un'impronta d'opinione, e non farsi da essa trascinare come l'ultimo dei tabloid?

Non è assurdo, paradossale ed ipocrita che, mentre l'editoriale di un giornale denuncia una strumentalizzazione mediatica, qualche centimentro più in là, nello stesso giornale, titoloni richiamano risse e tumulti, perdendo di vista il senso degli eventi, gettando (vogliamo sperare involontariamente) polvere negli occhi di un'opinione pubblica che ormai a stento può esser definita tale?

Mi tranquillizzo però alla vista dei telegiornali. Li, coerentemente, si strumentalizza senza spazio alcuno per riflessività...

Thursday 23 October 2008

Strategia d'usura

Poco tempo fa Travaglio ha descritto la strategia del governo Berlusconi prendendo a modello quella del racket, dove si parte con una minaccia estremamente grave (bruciare il negozio, distruggere la macchina, uccidere) per poi ottenere, in cambio della rinuncia a procedere, un compenso 'minore', il pizzo, appunto. In modo simile la strategia di Berlusconi ha 'minacciato' la blocca-processi per poi ottenere il 'lodo' Alfano.

Non mi piace indugiare nel complottivismo eccessivo e prevenuto, però val la pena di sottolinerare che nel caso Pecorella-Frigo, sembra ripetersi lo stesso pattern. Si minaccia un'elezione improbabile (quella di Pecorella a giudice dell corte costituzionale) e poi si elegge un personaggio che non mi arrigo il diritto di giudicare - non lo conosco, so che ha sostenuto un'iniziativa radicale e in almeno un caso esplicito i giudici di mani pulite, e quindi merità una cautela maggiore prima di includerlo nella categoria dei soliti noti - ma che però, innegabilmente, è stato avvocato dell'onnipresente Previti. La corte costituzionale è ovviamente una posizione chiave nello scacchiere, mai come oggi, visto che è attesa a giudicare la costituzionalità del 'lodo' Alfano. Il dubbio legittimo è che Frigo sia stato posizionato strategicamente dal Cavaliere per prevenirsi contro pericolose sorprese.

Sembra si stia configurando uno shema di azione governativa 'usuraia', una nuova modalità di contrattazione politica che trova Berlusconi particolarmente favorito. La sua estrema vicinanza con persone dai passati politici e penali piuttosto dubbi fa si che per lui possa essere molto semplice il ricorrere a ricatti che, seppur politicamente irricevibili, dall'altra parte conservano una logica, nel contesto Berlusconiano, che gli permette di non essere subito inquadrati come mere provocazioni. Questo è un dettaglio non secondario della strategia usuraia, e la rende ancor più pericolosa se pensiamo alla debolezza del PD, che non gli permette certo, una volta incassato e rimandato indietro il primo assalto ricattatorio di Berlusconi, di sostenerne un secondo a breve distanza. Stordito, il PD ha accettato il 'lodo' e adesso Frigo. Sarebbe interessante vedere fino a che punto questa strategia Berlusconiana si sia ripetuta nella presente ed in passate legislature.

Tuesday 21 October 2008

Never Failing to Impress

Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Romania, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia.

Ed Italia.

Sono i 9 stati che al momento si oppongono agli obbiettivi di Kyoto, e l'Italia li guida orgogliosa.

Mombiot nel Guardian si scaglia contro lo short-termism politico, l'attitudine a prendere decisione nel breve termine senza valutare le conseguenze in un arco temporale adeguato, il che è più che mai richiesto in un mondo globalizzato in cui battiti d'ali di farfalle NewYorkesi stanno provocando cicloni tropicali ovunque. Almeno, ci ricorda, in Inghilterra i politici, un buon numero se non altro, stanno comprendendo la necessità di legare climate change e crisi economica, di comprendere sia le profonde interconnessioni attuali, sia l'impellente necessità, di fronte ad un rivolgimento finanziario di tale portata, di riorganizzare il rapporto tra stato, economia e clima. New Green Deal, un'idea neanche tanto radicale ci spiega, visto che lo stesso New Deal originale ebbe, nella grandiosa mobilitazione di tre milioni di persone per il re-impianto di alberi, un passaggio fondamentale che bloccò crucialmente l'erosione del suolo.

Il governo Italiano, di fronte alle accuse di short-termismo, si erge nuovamente a baluardo dell'inverosimile. Non si tratta di incapacità di prevedere e pianificare il futuro, in questo caso c'è difficoltà a pianificare il pomeriggio stesso, impossibilitati come si è a guardare più in là di Palazzo Chigi, spazialmente e temporalmente.

Il ministro dell'Ambiente, S.P. , dall'alto delle sue competenze in materia, propone una clausola di revisione, poi si smentisce, poi dice che la proporrà, poi esce col suo strano sorriso sforzato dagli uffici dell'EU e cavalca le ultime dichiarazioni del Premier, che orgoglioso ci fa notare che i paesi dell'Est stanno con noi. Non Spagna, Francia, Inghilterra, Germania e la Scandinavia, neanche Grecia e Portogallo. No. I paesi dell'Est. E noi. A guidare il gruppo, fieri, a mettere i bastoni tra le ruote di un piano potenzialmente epocale, prima vera presa di coscienza di un problema che occuperà la nostra agenda per i decenni a venire.

Al signor Berlusconi sfugge - non siamo maliziosi, non vogliamo suggerire che venga da lui tralasciato volutamente - che a pagare i danni del cambiamento climato saranno in primis paesi africani in preda a siccità e sbalzi climatici apocalittici, piccole nazioni isolane lentamente sommerse dalle acque, popolazioni povere degli stati asiatici affacciati sull'oceano indiano alla mercè di tifoni sempre più frequenti, etc. etc. Ma no, l'industria Italiana prima di tutto, anche quando tutta l'Europa che conta, o perlomeno l'Europa a cui ci ispiriamo ogni volta che possiamo (avete mai sentito un politico italiano decantare le lodi di un provvedimento Bulgaro o Romeno come esempio da seguire ?) ci indica una via per agire, finalmente agire.

A leggere le pagine dell'organo di governo appare subito chiara la linea del governo, quella che ci propineranno per i prossimi mesi, la sottile linea mediatica che intreccia e ingarbuglia ogni argomento in semplici dicotomie in cui - per quanto riguarda la UE - apparentemente irrazionali burocrati in Belgio, tra un piatto di cozze ed una birra, decidono egoisticamente di sottoporre l'Italia ad impensabili fatiche, oppure lanciano ridicole accuse nel loro esoterico linguaggio fatto di diritti umani, doveri, causa comune, cambiamento climatico, e cosi via. E' già pronta l'ennesima narrativa del povero italiano-vero di fronte al quale la cupidigia Europea si scaglia, pronta a rubare denaro per un obbiettivo cosi indecifrabile che ancora, in Italia mica altrove, se ne parla col linguaggio delle scuole medie: il cambiamento climatico. Leggere l'articolo del sig. Franco Battaglia è come ritornare indietro di 15 anni, fose più:
Dobbiamo allora risparmiare petrolio, gas e carbone, perché altrimenti finiscono? No, perché non ha senso risparmiare un bene finito. Per esempio: se il petrolio del pianeta finisse fra 50 anni e se l’Italia decidesse da domani di risparmiarlo al 100%, allora il petrolio del pianeta finirebbe fra 51 anni. Dobbiamo risparmiarli perché costano e bruciarli ci impoverirebbe? No, perché è proprio bruciandoli che possiamo trasferire più energia e far fronte alle crisi: è la disponibilità e il consumo di energia, non il suo risparmio, che crea posti di lavoro e, quindi, ricchezza e benessere.
la logica è lapalissiana.Badate bene, si tratta della linea governativa di questi giorni, non certo solo dell'opinione di una macchina fotocopiatrice di nome Battaglia. Ricchezza e Benessere? Il signore è forse a conoscenza delle stime degli effetti del climate change nei prossimi 50 anni? Ne dubitiamo. Le conseguenze di un consumo non dico costante, ma solo insufficientemente diminuito, sarebbero a dir poco apocalittiche. Però la logica di questo governo (lungi da me tessere le lodi di quello precedente, tuttavia...) non guarda certo oltre il proprio orticello, bendandosi come già è stato fatto da sempre circa le possibilità sterminate che avrebbero le energie rinnovabili nel nostro paese. Ma noi d'altronde siamo quelli del Nucleare dell'ultim'ora, quelli che l'orticello prima di tutto, anche a costo di mandare a puttane una compagnia aerea, anche a costo di ostacolare un accordo sul clima di portata storica, anche a costo di azzoppare la già claudicante ricerca.
Eccoci qua quindi, a sostenere il vessillo della politica miope ed egoistica, orgogliosamente insieme alla crème Europea. Già. Never Failing to Impress. Never.

Monday 20 October 2008

Thursday 25 September 2008

Verso un'AsEtica del controllo - 1

Nell'era del controllo sociale totale, una miriade di provvedimentucoli di vari sindaci e consindaci ha fallito di sollevare, come avrebbe dovuto, un paese alla deriva fisica e metafisica.

Il trend di una serie di decreti, dal divieto di raggruppamenti a Novara alla decisione (ancora in discussione?) di criminalizzare il "cercare tra i rifiuti" a Roma fino al geniale decreto anti-prostituzione della Carfagna, specifici trend in termine di controllo si possono individuare.

La solidarietà è un sentimento sopravvalutato a quanto pare. Non c'è più tempo di soffermarsi sul legame sociale, nè di stimolare un comune agire, con chi ha di più che aiuta, o perlomeno non criminalizza, chi ha di meno. La lezioncina delle elementari e del catechismo è ormai sotterrata in una melma di meritocrazia deviata per cui chi ha successo merita rispetto (indipendentemente da come abbia ottenuto il successo) mentre gli emarginati devono restare tali, e se possibile scomparire dalla vista. I nomadi devono abbandonare i campi ed andarsene via. Dove? Via. E cosi accade che il barbone affamato che cerca nel sacco della spazzatura, tra fogli di giornale bruciacchiato, fazzoletti da naso appallottolati e bucce di banana qualche rimasuglio di cibo commestibile per i suoi standard accomodanti, beh, compie reato e deve provvedere a pagare una multa al più presto.

Il suo gesto è deturpante per il buon gusto asettico dei più. La spazzatura è tutto ciò che contravviene al rispetto di canoni asettici e sterili a cui il suolo pubblico deve confarsi. Inoltre cercare tra i rifiuti è un gesto di sfida diretto all'intera macchina capitalistica della nutrizione, per cui il cibo deve essere comprato, consumato e poi dispensato nella forma dei contenitori inquinanti che lo avvolgono. Il barbone ribalta il sistema, suo marlgrado, e ciò non funziona. Egli inoltre si oppone al buon gusto con apparente menefreghismo. Cos'è la società senza il senso del pudore? E' in pericolo.

Non c'è menzione, in tale provvedimento, del fatto che cercare tra la spazzatura è l'ultimo livello, il passo finale verso un baratro di cui certamente si vorrebbe fare a meno. Impedire con il mezzo della legge di cercare tra i rifiuti è un'idea non solo malsana, sciocca e cieca. E' un'idea crudele che risponde alla logica del tappeto. Nascondere tutto sotto il tappeto, far scomparire la classe povera tramite un attacco sistematico alle pochissime attività che si può permettere (elemosina, ad esempio, persino vietata ad Assisi il cui santo la rese attività benedetta) nella speranza che il quadro non si sporchi più. Oggi non ci accontentiamo di girare lo sguardo dall'altra parte.

Oggi vogliamo guardare a 360 gradi senza vedere impurità, senza che le imperfezioni deturpino la Norma, senza che nessuno disturbi, anche solo con la sua presenza, la convinzione degli abitanti normali di questa nazione, che hanno meritato tutto quello che hanno.

E gli altri? A lavorare, di corsa.

Wednesday 2 July 2008

Echi Razionali

Lettera inviata a Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais e Pancho Pardi, a riguardo della manifestazione dell'8 luglio in Piazza Navona.

Cari Amici,
mentre esprimo la mia solidarietà per la vostra manifestazione, vorrei che essa servisse a ricordare a tutti due punti che si è sovente tentati di dimenticare:

1) Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare.

2) Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia.

Umberto Eco

(2 luglio 2008)

Monday 16 June 2008

Eurovisioni

C'è un non so che di inquetante in atto.

Il governo sta cercando esplicitamente di fare passare provvedimenti che hanno risvegliato pure Veltroni dal lungo letargo, decreti cosi espliciti nella loro utile (per chi di dovere) inutilità (per il paese) o diffuso pericolo da rimandarci indietro nel tempo ai peggiori momenti della quadruplice esistenza condottiera del premier.

Oggi probabilmente si è raggiunto il punto di fusione con una bizzarra lettera spedita da Berlusconi a Schifani (il carteggio stesso è di per sè comico) in cui il premier snocciola tutti i clichè delle sue precedenti reincarnazioni (dai giudici comunisti all'immunità necessaria), rinunciando di colpo ai tentativi di mascherare la sua solità attitudine dietro ad una facciata di "realismo", "decisionismo" e "disponibilità al dialogo".

En Passant, La Russa piazza 3000 militari nelle città italiane, come se stesse preparando un attacco in un turno di Risiko.

Ora, è chiaro che, a parte i soliti luoghi comuni sul "ci risiamo", l'accelerazione indotta sia in termini pratici che teatrali merità attenzione precisa.

E allora ecco che, pur rischiando l'accusa cospiratoria, emerge la tentazione di correlare cio' che accade in Italia a ciò che accade in Svizzera. Che si approfitti dello stordimento calcistico per dare uno scossone senza che il paese, ora solo interessato a francesi e biscotti, vi faccia caso?

Solo un'idea....

Tuesday 10 June 2008

Berlusconi as a civil libertarian activist

L’atteggiamento di Travaglio nei confronti del paventato decerto contro le intercettazioni è, nei suoi modi, prettamente dalla parte dello stato, nella difesda del diritto dello stato di erodere la privacy dei cittadini nel nome del bene comune.

Lo Stato, d parte sua, si erge a difensore della privacy volendo limitare le proprie prerogative.

Cosa succede?

Succede che in Italia lo stato non corrisponde, anzi oggi è contrapposto, al sistema giudiziario. Quindi un stato che si oppose a se stesso non è necessariamente in contraddizione.

Certo, stupisce anche come Travaglio tratti con nonchalance il problema delle intercettazioni, con la stessa nonchalance del governo, seppur con segno opposto.

Ancora, la spiegazione sta in parte nelle motivazioni di un’azione governativa cosi’ evidentemente volta a salvaguardare gli interessi dei suoi membri.

Da varie parti si spiega come la motivazione economica non abbia fondatezza, cosi come la pretesa di fare paragoni internazionali senza tener conto del fatto (fondamentale) che tutte le intercettazioni (legali) italiane sono realizzate previa richiesta di autorizzazione ricevuta da un giudice terzo. Altri paesi hanno molteplici attività interecettative istituzionalizzate (performate da soggetti pubblici, come l’NSA) ma che possono essere espletate senza richieste di autorizzazione, prestandosi ad ovvi abusi (le direttive dell’amministrazione Bush, dal Patrot Act in su, sono piuttosto chiare a riguardo).

A chiunque si interessi un minimo di questioni relative a privacy e sorveglianza appare decisamente assurdo, comico e paradossale il modo in cui rappresentanti governativi lamentino lo stato sorvegliante italiano comparandolo con la situazione americana. Ogni esperto, attivista o semplicemente informato lettore di tali questioni sa che gli Stati Uniti sono certamente il peggior esempio possibile in questo campo (se si escludono dittature esplicite), con poteri amplissimi e non accountable, concessi a molteplici agenzie governative che godono di una libertà di azione piu’ di una volta abusata.

In confronto la procedura italiana, che richiede appunto l’autorizzazione del giudice, appare immensamente piu’ consistente con le basilari garanzie che uno stato di diritto deve concedere ai cittadini.

E’ qui che il paradosso si fa piu’ marcato. L’atteggiamento del governo sembra ricalcare quello di attivisti libertari oltranzisti, avvicinandosi a posizioni Lockiane di pura inviolabilità della sfera privata a prescindere dal bene comune (che si individua attaccato solo da due modelli estremi, mafia e terrorismo). Insomma, un atteggiamento che in tutto il sistema occidentale è propriamente in contrapposizione rispetto allo stato, in Italia è fatto proprio dallo stato stesso.

Un atteggiamento simile, quello di invocare il diritto alla privacy per evitare il pubblico scrutinio si ritrova nell’industria privata, dove questo diritto è continuamente rivendicato a protezione di attività lecite o meno. Nella funzione pubblica è un elemento che stona maggiormente, andando contro uno dei requisiti fondamentali dello stato democratico, l’accountability, la responsabilità nei confronti del cittadino legata alla trasparenza, al porsi di fronte al controllo di quest’ultimo.

Se il mezzo delle intercettazioni richiede una regolamentazione piu’ precisa (in termini di autorizzazione, selezione delle parti rilevanti e pubblicazione), non è con la sua distruzione che si ottiene un risultato. Questa propensione del governo verso la limitazione dei propri poteri in funzione dell’interesse privato del cittadino appare sospetto, in quanto si oppone alla strategia generale del governo stesso che è esattamente opposta: Se per i critici c’è una chiara deriva dal rispetto di fondamentali diritti umani, anche chi acclama il governo potrà notare che esso tende, maggiormente di altri, a porre il bene comune al primo posto, al livello dei proclami ovviamente.

Dalla sicurezza ai rifiuti, il messaggio è lo stesso, ovvero il perseguimento di obbiettivi d’interesse nazionale anche se cio’ puo’ comportare la sospensione di qualche diritto individuale o di minoranze.

Allora perchè in questo caso si cambia rotta? Perchè si abbracciano le posizioni degli attivisti piu’ oltranzisti, rasentano posizion alla Hobbes o Hayek, sostenendo la libertà assoluta del cittadino nella propria sfera privata?

La risposta è chiara: l’interesse privato (quello degli indagati governativi, il premier in primis) da una parte, e dall’altra e una lotta intestina, in seno all’istituzione stessa, tra il settore esecutivo e quello giudiziario, con il primo determinato ad imbavagliare il secondo, nel bene e nel male.

Ancora una volta si finisce per lasciare da parte le considerazioni necessarie sul bisogno di adeguare il sistema spionistico statale alle direttive europee dell’articolo 8 e del DPA, ma piuttosto si favorisce il solito approccio dentro-fuori, in cui una posizione è quella dell’abolizione, un’altra del mantenimento. La giusta via è ancora tralasciata, e lo stesso Travaglio, nella foga di attaccare giustamente un provvedimento aberrante, sembra dimenticarsi che non solo gli abusi esecutivi, ma anche quelli giudiziari, vanno arginati.

Friday 2 May 2008

Sull'Oscena Trasparenza dell'Informazione

Il Flusso di dati è ormai inarrestabile. Una volta comparsi sul website governativo, gli utenti hanno scaricato i file e li hanno condivisi in rete, cosi su Emule e altri p2p software si possono comodamente scaricare le dichiarazioni dei redditi, da Roma a Savona, wonderful.

La supposta motivazione è lo stimolo di una sorveglianza laterale, o se volete p2p, tramite la quale il controllo orizzontale tra cittadini dovrebbe ovviare all'incapacità dello stato di coprire tutte le pieghe in cui si insinua l'evasione.

Proprio quando il richiamo alle ronde si fa piu' forte da parte dei bifolchi nordisti, anche il governo uscente propone una formula di controllo fai da tè, sul lato finanziario, mostrando come il delirio sia il principale effetto dello stato agonizzante post-elettorale degli ultimi giorni a montecitorio.

Anche Travaglio, pur solitamente lungimirante, si lascia abbagliare (e non è la prima volta) da un'idea totalizzante di trasparenza informativa, secondo la quale piu' si sa meglio è, non tenendo conto dell'imprescindibile bisogno di regolare le traiettorie della stessa trasparenza, dal pubblico all'individuo, dall'individuo al pubblico, tra gli individui e cosi via.

Pubblicare le dichiarazioni senza il consenso dei cittadini è un atto illecito ed autoritario, che dà un colpo importante alla fiducia nei confronti dello stato, supposto soggetto protettore dei nostri dati personali. In piu' la speranza di un controllo comunitario dell'evasione cozza contro la stessa cultura civile italiana.

Quello che si ottiene non è certo vigilantismo informatico, ma piuttosto voyeurismo finanziario: non denunceremmo mai il nostro vicino alla Finanza, la nostra cultura non legalitaria ed omertosa, secondo cui chi riporta una violazione del genenere non è un buon cittadino ma un infame, ce lo impedisce a prescindere. Pero' non rinunceremo certo al gusto di spiare.

Stranamente (e fortunatamente) Grillo sembra evitare quest'attitudine alla trasparenza populistica che altre volte ha prediletto. I prevenuti hanno già fatto notare che la comparsa della sua dichiarazione dei redditi, nei maggiori quotidiani, potrebbe averlo fatto incazzare. I prevenuti purtroppo non sono accurati, in quanto prevenuti appunto.

Colpisce l'ipocrisia di chi lo accusa di guadagnare tanto, come se fosse un delitto in se stesso, o come se quando si combatte il precariato si debba essere precari, per forza. Un tale atteggiamento è talmente idiota che non vale la pena soffermarcisi. Interessante è anche notare come i quotidiani siano stati pronti a pubblicare i dati di Grillo, adesso come adesso il loro nemico numero uno, nella speranza (molto fondata, visto il livello intellettuale del dibattito politico italiano) di attirare malcontento nei suoi confronti.

Sembra legata a questa strategia anche la 'notizia' circa i commenti negativi che il post di Grillo contro il provvedimento di Visco avrebbe riscosso. Un atteggiamento non solo immaturo, ma francamente inquietante. Finchè attacchi di questo genere sono confinati alla politica ci si puo' limitare ad evidenziarne il cattivo gusto e l'opportunismo che sottendono. Quando ad usarli è la stampa, beh appare evidente come essa sia effettivamente diventata politica. Non intendo per quanto riguarda orientamenti, è ovvio che ci siano, come in tutto il mondo.

Intendo in termini di casta, questo termine deteriorato e deteriore, che oggi pero' calza a pennello per enfatizzare l'azione, in blocco, del settore informativo italiano, che come un qualsiasi partito politico ricorre a tattiche sporche per delegittimare il proprio avversario.

Di solito Grillo, come agitatore politico, non mi esalta, cosi come il populismo cieco e totalizzante del suo V2Day non mi ha convinto. Oggi tuttavia lo sto parzialmente rivalutando.

Monday 28 April 2008

la (ir)ragionevolezza del dubbio

La cospirazione è una strategia, non di chi la fa, al contrario. Essa è una strategia di chi la etichetta come tale, uno strumento all'interno di una logica di potere.

L'ideale di Habermass, con l'avvento di internet, è ovviamente destinato a rimanere tale, nonostante le peregrinazioni di quest'ultimo sul concetto di razionalità comunicativa. Le promesse di dibattito aperto, apertura e trasparenza della sfera pubblica sono ovviamente utopiche. Ma il punto è un altro. Tale promessa è la stessa ideologia dell'idea di 'pubblico'.

Internet non offre la verità, nè l'emancipazione informativa, e forse Grillo dovrebbe bilanciare i suoi proclami in questo senso.

Quello che appare sempre più chiaro è che a dispetto di una presunta apertura del dibattito e di una traparente circolazione d'informazioni, il concetto di razionalità ancora lavora per ancorare sotto la sua elgida istituzionale il gruppo di interpretazioni dominanti.

Meccanismi di potere, bastati sul prestigio politico, il peso economico, la reputazione giornalistica o intellettuale e cosi via, inevitabilmente tracciano un'area di accettabilità entro cui vanno a cadere diverse interpretazioni. Altre interpretazioni ne vengono escluse per vari motivi, che vanno dall'inconsistenza dei contenuti alla mancanza di potere di chi le produce, o dalla cattiva reputazione di quest'ultimo, che poi è la stessa cosa.

Teoria cospiratoria o meglio, in Italia, dietrologia, è il modo in cui varie interpretazioni vengono nominate e di conseguenza escluse dallo steccato della rispettabilità, della razionalità.

La meccanica è niente di nuovo. Già Socrate fu definito un pazzo. La chiesa delimitò il proprio spazio interpretativo con il recinto dogmatico e colorò la pazzia con un'accezione più precisa, eresia, pure dotandosi di un corpo esplicitamente devoto alla soppressione delle interpretazioni escluse, la santa inquisizione.

McCarthy è ben noto e aiuta a capire la labilità del meccanismo di nominazione cospirativa, e il suo aspetto paranoide. Il suo Macarthysmo infatti è una caccia alle streghe in puro stile inquisitorio che ha come fulcro la supposta cospirazione dei traditori comunisti alle spalle dell'America. Tuttavia il suo è un ragionamento su cui il suo stesso giudizio può essere rivolto, la sua è una chiara teoria cospiratoria, ed oggi questo giudizio non può essere smentito. In più, il suo atteggiamento è chiaramente paranoide.

Paranoia e cospirazione sono i due atteggiamenti della società odierna, strategie con cui sottilmente si depenna un interpretazione senza confrontarla sui contenuti, ma piuttosto screditandone la fonte, o denunciandone i motivi. Quando si etichetta un ragionamento in tal modo, si sostiene la non credibilità del soggetto che lo elabora, si abbandona il pensiero perchè 'le sue conseguenze sarebbero inaccettabili', o si accusano invidia, delusione, rabbia come motivi scatenanti del pensiero stesso.

Quello che non si fa, poichè equivarrebbe ad ammettere il ragionamento all'interno dello steccato e per questo affrontarlo direttamente nei suoi contenuti, è appunto analizzarlo ed eventualmente confutarlo. Piuttosto di elencare i molteplici esempi (La teoria cospiratioria di 9/11 è une sempio calzante. I vari fatti che elenca, qualcuno fantasioso, qualcuno inquietante, qualcuno obbiettivamente poco chiaro, non sono confutati direttamente, almeno non nella loro totalità, ma piuttosto screditati in quanto cospirazioni, e per questo abbandonati nel campo dell'irrazionale, del tendenzioso) preferisco concentrarmi su qualcosa di recente.

Basta cercare un pò in giro, tra giornali e blog, per scoprire delle notizie perlomeno interessanti circa l'episodio probabilmente decisivo per la campagna elettorale romana, lo stupro recente della studentessa del Lesotho. Insomma vengono fuori vari elementi. Qualcuno non prova nulla, come il fatto che uno dei testimoni abbia precenti penali, o che ci siano incongruenze riguardo al racconto, o che lo stesso (Bruno Musci) abbia poi partecipato attivamente alla campagna addirittura facendo da testimonial al patto sulla sicurezza tra Alemanno e Bettini, e che avrebbe incontrato una del partito di Bettini all'ospedale i cui si trovava la studentessa, senza saperlo... Ancora, la testimonianza della stessa studentessa, secondo il resoconto di un amico, che avrebbe ammesso di essere stata minacciata ed aggredita ma non violentata, appunto per l'arrivo dei due che poi hanno dato l'allarme. Va beh, elementi più o meno informativi, ma che non possono fuorviare il giudizio sulla storia, magari al limite spingere ad indagare ulteriormente, per evitare malintesi.

Scavando ancora si scopre che i due avvocati del clandestino romeno sono Francesco Pettinari e Antonio Sansoni. Se il secondo è un ex MSI (a quanto pare, anche se lui sembra smentire), e fin qui nulla più che coincidenza politica si potrebbe dire, il primo è l'avvocato che ha difeso il magistrato Metta, indagato al processo Lodo Mondadori, in cui sotto accusa erano Berlusconi, Pacifico, Previti e Squillante. Ovviamente non è tanto la seconda sovrapposizione politica, un pò più forte, che va notata. Piuttosto ci si deve chiedere come un delinquente romeno, anzichè il solito avvocato d'ufficio, fa a pagare due professionisti la cui parcella dovrebbe essere proibitiva, non solo per un immigrato, ma anche per molti di noi. Poi ci si potrebbe pure domandare il perchè, perchè due professionisti di questo calibro vogliano proteggere un pervertito qualunque, un immigrato, colpevole poichè colto in flagrante; non proprio il loro solito tipo di assistito insomma. E alla luce di queste domande si potrebbe poi valutare la richesta di perizia psichiatrica fatta dagli avvocati, e il fatto che questa di fatto pospone l'interrogatorio del romeno al dopo-ballottaggio.

Ora, tutto potrebbe essere una grande cazzata, un tentativo simmetrico di reazione alla destra. Mentre questa strumentalizza lo stupro per fomentare paura e calcare sulla sicurezza, la sinistra strumentalizza qualche voce circa una montatura, cercando cosi di opporre la strategia avversaria.

Però credo ci sia abbastanza per indagare almeno un pò più a fondo e fugare i dubbi. Al contrario la destra ha accusato di voler strumentalizzare (il toro che...) e i giornali hanno taciuto la storia o l'hanno solo sussurrata screditandone il valore in quanto rumore, illazione.

Etichettando le ipotesi, i ragionamenti ed anche il semplice sospetto attorno a tali sviluppi come tendenziosi, cospiratori, dietrologi, li si è esclusi dal dibattito a priori. Inneggiando al rispetto, al di là delle strumentalizzazioni politiche, della ragazza molestata, si è in realtà performato il gesto politico par excellence.

I quesiti sollevati da questa storia non solo restano irrisposti, ma scivolano nel limbo dell'irrazionale, del non-ragionevole-dubbio, e forti di questo i paladini della sicurezza possono semplicemente ignorarli, come se non esistessero.

Sfumature

Stefano Rodotà ha scritto un articolo interessante stamattina, sulla Repubblica.

Si tratta più o meno di quello scritto qualche post più sotto.

Un mio amico sostiene la scelta della Lega e di altri partiti ancor più estremi perchè essi rappresentano una politica che prende decisioni, che agisce, una politica definita, non più d'attesa, d'osservazione e riflessione. Una politica che decide le sue strategie davanti a freschi sondaggi e che è pronta a calcare la mano, che strumentalizza senza alcuna vergogna.

Può essere. Magari la Lega ha le idee chiare che altri non hanno. Magari in Italia la situazione è davvero così difficile. Io d'altronde da qualche anno non ci sto più, non sono a conoscenza dell'invasione barbarica ormai in atto, del fatto che non si possa più uscire di casa, che il pericolo romeno, marocchino, albanese è dietro l'angolo, o dentro casa. Che ne so io?

Mentre vivevo altrove l'Italia diventava malato appestato da infezioni immigrate, è facile fare la morale da lontano, facile pretendere la tolleranza da chi vive ogni giorno faccia a faccia con la paura, con il pericolo. O no?

O forse avete dimenticato, Italiani che vivete in Italia, qual'è il significato della parola tolleranza? Forse è venuta a mancare quell'accezione che indica lo sforzo, la fatica implicata dalla tolleranza stessa? Non passa per la testa che è ovvio e normale accettare un immigrato che lavora, studia e porta magari anche i nostri bambini a scuola? Che la vera tolleranza si sviluppa nei confronti di chi è escluso dalla società, perchè malato, perche straniero, perchè non produce, perchè spaventa? Tolleranza zero è un concetto che punta ben oltre quello di giusta pena.

Pretendete di essere stanchi di accettare, stanchi di sopportare. Ma quando mai avete accettato? Quando mai avete sopportato? Credete che la Lega sia la soluzione perchè siete esasperati. Ma avete mai provato cosa vuol dire esasperazione, cosa vuol dire essere colonizzati veramente, cosa vuol dire essere stranieri in casa propria?

La verità è che avete ceduto alle antenne dell'egoismo e dell'indifferenza, inutile cercare di giustificare le vostre scelte rifacendovi a qualche motivo inesistente, alla vostra insofferenza (per lo meno ridicola, se non vergognosa) o alla supposta capacità decisionale delle forze che avete votato.

Quello che voi volete è una distopia asettica, un mondo a vostra immagine e somiglianza, piazze e strade ripulite da immigrati, ma anche da giovani ubriachi, mendicanti, drogati, cani randagi e qualsiasi altro puntino che possa sporcare la vostra prospettiva.

In questo non c'è poi tanta distanza da altri tentativi storici di sterilizzazione sociale.
Certo, ben più estremi, tuttavia ispirati da quella stessa logica, l'esclusione del diverso come scopo principale, un mito di purificazione che Sennett riferisce alla nostra adolescenza, alla necessità di avere una concezione del mondo ordinata, coerente, costante.

A suo parere nel passaggio adolescenziale la nostra immagine coerente dell'ambiente circostante comincia a frantumarsi di fronte alla varietà di stimoli ed esperienze che gradualmente erodono le certezze coltivati nell'età infantile. E' a questo punto che queste ultime si proiettano al di fuori. Non più in grado di sostenere una coerenza che non c'è, diveniamo insofferenti alla diversità che colpisce, dolorosamente, i nostri nervi scoperti. E allora sovrapponiamo a caos percettivo miti d'ordine e purezza. Secondo Sennett questa finzione dovrebbe appunto finire con il passaggio all'età adulta, che prevede un'accettazione dell'imprevedibilità della realtà sociale che ci circonda.

Cio' non avviene sempre, anzi piuttosto raramente. Il voto italiano ha abbastanza chiaramente mostrato come una maturazione del genere sia ancora lontana, un paese di adolescenti spaventati dalle dinamiche in atto, che si attacca disperatamente a chi gli promette ordine, rigore, sicurezza, purezza.

Forse è ora che guardiamo alla storia italiana ed inquadriamo questa fase sotto una giusta luce, che permetta di coglierne l'ombra fin dove s'allunga, che permetta d'affermare tranquillamente che la radice di tali modi di pensiero e logiche politiche si annida nel secolo scorso, e che le differenze supeficiali sono quelle dettate da un contesto politico, economico e sociale cambiato, e da una diffusa auto-negazione che giustifica retroattivamente scelte della cui origine ancora, tutto sommato, ci vergognamo.

Differenze si, ma di tonalità, di gradazione, sfumature...

Thursday 24 April 2008

Influssi

Luis-Ferdinand Céline, Le Voyage au Bout de la Nuit, (1935) p. 434

Ce n'ha di pietà la gente, per gli invalidi e i cechi, e si può dire che ha dell'amore di riserva. L'avevo proprio sentito, molte volte, l'amore di riserva. Ce n'è moltissimo. Non si può dire il contrario. Solo è una disgrazia che resti così carogna con tanto amore di riserva, la gente. Non viene fuori, ecco tutto. E' preso dentro, resta dentro, gli serve a niente. Ci crepano dentro, d'amore.

Giorgio Gaber, Io se fossi Dio, 1980

Io se fossi Dio,
non avrei fatto gli errori di mio figlio
e sull'amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po' meglio.
Infatti non è mica normale che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India,
c'ha
tanto amore di riserva che neanche se lo sogna.
Che viene da dire:
Ma dopo come fa a essere così carogna?

Tuesday 22 April 2008

Eterne Mutazioni

Nello stuporre post-elettorale, dall’esilio d’oltralpe l’immagine dell’italia appare malleabile, cangiante.



Lo stivale si deforma, si fa Berlusconi.
La sua ricrescita inquietante ed il suo
sorriso beffardo si fanno catena montuosa
e Adriatico, le espressioni intelligenti di
Calderoli si materializzano in campi arati
e canali d’irrigazione, il cipiglio
caricaturalmente severo di La Russa
assume i contorni di una città di mare,
la presunzione di Fini si fa isola, il tono
saccente di Tremonti diventa Milano,
la boria vittoriosa di Maroni si frammenta
in paesini nebbiosi, l’espressione ebete
di Gasparri si fa lago di Bolsena, il tono
rimbalzante di Bondi diventa
canzone popolare...


Le Alpi sono barriera animata e pulsante, confine e confino tutto sommato accettabile, schermo di protezione e proiezione di mutazioni divertenti, disturbanti.


Monday 21 April 2008

'Nantes', Beirut ( The Flying Club Cup)

La mattina il pensiero recede, si addentra all’indietro verso il grigio della giornata, i sensi sono attutiti da una stanca ossessione, il cuscino deforme rimane a simboleggiare un grandioso passato, la temperatura ci assicura un precoce incontro con l’Altro. In questi momenti un pezzo musicale può cambiare le coordinate della giornata, imporre una nuova agenda in cui il barrito di un microonde diventa fanfara gloriosa.

In the morning thought recedes, penetrates the daily grey, backward. A torn obsession cushions the senses as a magnificent past is recalled by the deformed pillow, whilst temperature assures us about the next encounter with the Other. In such moments a song could shift the day’s coordinates, imposing a new agenda, where the microwave’s trumpet becomes a glorious fanfare.

Friday 18 April 2008

Fair-play, interessi e parole


Interessi

Dice Marco Travaglio che la causa principale della sconfitta, o almeno quella che emerge piu' decisamente dalla palude dei molteplici motivi che ci hanno portato al Berlusconi-tris, sia l'insistenza del PD sul fair-play.

Sono d'accordo. L'errore madornale è stato pretendere di contrastare Berlusconi sul piano della politica pura, delle leggi, dei provvedimenti, dei programmi. Un confronto tra statisti insomma, che non poteva che vedere la sinistra perdente, se non altro per la fresca esperienza deprimente del governo Prodi dove, seppur nella virtuale impossibilità di far valere una maggioranza in grado di varare politiche radicalmente innovative, è mancato pure il mero tentativo, la minima pretesa di provare a cambiare le cose, se non altro in tema di diritti sociali, conflitto d'interessi e cosi via.

Non si tratta di fair-play pero'. Non è fair il celarsi dietro al ruminare politico, evitando di sollevare i temi che dovrebbero esserlo, ovvero l'illegittimità della candidatura di Berlusconi per un chiaro, enorme, madornale conflitto d'interessi. E’ un grave errore, poichè è il nodo cruciale del dibattito. E’ inutile abbarbicarsi in discussioni su tassazione, sicurezza e politica estera.

Un paese in cui il cittadino non è libero di essere informato in un modo pluralista e bilanciato è un paese che già non puo’ definirsi democratico. Ma un paese in cui il personaggio che monopolizza l’informazione (di fatto impedendo il pluralismo) è anche colui che puo’ candidarsi premier, è un paese indegno. E’ inutile ricalcare il solito discorso su come in nessuno stato europeo, nordamericanoecc. Berlusconi non potrebbe concorrere nemmeno per l’elezione di sindaco comunale?

No, non è inutile. Questo piuttosto è il messaggio che è definitivamente passato, la tipica, italianissima accettazione dello stato delle cose. Il conflitto di interessi si è perso nell’ambito della mitologia, ridotto al livello di teoria cospiratoria sollevata da politicanti astiosi che avrebbero perso il contatto con la realtà. La sinistra ha accettato questa interpretazione, evitando coscientemente di sollevare il problema per tutta la campagna elettorale, un problema che pero’ non ha a che fare con la piu’ o meno qualificata abilità di governare un paese, ma piuttosto con la vera e propria legittimità a farlo. L’obiezione comune (La sinistra non ha mai fatto una legge a riguardo) è ridicola. Essa si rivolge contro l’inefficienza ed incapacita di una parte politica (ovvero solleva una legittima critica riguardo all’abilità e la coerenza della sinistra stessa ) tuttavia pretendendo di tralasciare il fatto in questione, l’ineleggibilità stessa di Berlusconi secondo le garanzie che un sistema democratico debba avere.

Non si tratta di discorsi vuoti. La tradizione democratica che abbiamo scelto di seguire ed a cui ci ispiriamo assieme all’Europa intera si basa su delle safety-net, delle reti di salvataggio concepite per impedire la deriva della democrazia . Il conflitto d’interessi è il criterio principe del sistema democratico, quello che tutela il bene comune dal rischio di incancrenirsi nell’interesse privato. Non si tratta quindi di un provvedimento particolare, bensi’ di una precondizione generale.

(in questo senso, difendere Berlusconi sostenendo che la sinistra, dopo tutto, non ha mai fatto una legge a riguardo equivarrebbe a difendere un ladro di macchine sostenendo che il proprietario dell’auto, dopo tutto, si è sempre ostinato a non dotarsi di un sistema d’allarme. O ancora, sostenere le qualità di Berlusconi per governare il paese nonostante il conflitto d’interessi equivarrebbe a sostenere che un calciatore debba giocare la finale di campionato perchè con le sue qualità la vittoria sarebbe assicurata, tralasciando il fatto che è stato espulso in semifinale e pretendendo che le sue doti personali gli diano il diritto, squalifica o non squalifica, di giocare lo stesso. Infine, contrastare il conflitto d’interessi sostenendo che si tratterebbe di una legge ad personam nei confronti di Berlusconi, equivarrebbe a sostenere che la squalifica di tale calciatore sia un complotto della squadra avversaria dovuto appunto alla sua classe, fortemente temuta dagli opponenti. Al contrario, lungi dall’essere una legge ad personam, la legislazione del conflitto di interessi servirebbe esattamente ad impedire sia che Berlusconi, ma anche che ogni altra persona in futuro, possa trarre vantaggio dal proprio potere (informazionale, industriale, miltiare ecc) per ottenere quello politico, e che allo stesso modo possa sfruttare il potere politico per rafforzare il proprio potere.

Mancare di sollevare questo tema e di battersi strenuamente per esso non è fair-play. Moralmente è ignavia. Strategicamente è una tattica ottusa che si è esplicitata in tutta la sua controproducenza. Per conludere, è ed è stato completamente inutile sforzarsi di mostrare la differenza programmatica tra il PD ed il PDL. Il primo tema che un partito responsabile avrebbe dovuto sollevare e sostenere, è quello dell’illegittimità del capo del PDL di governare. Oggi il Financial Times propone ironicamente un esercizio mentale. Provate a lasciare tutti i possedimenti, industriali, mediatici ecc. di Berlusconi, (potremmo anche aggiungere tutte le sue vicende giudiziare e quelle dei sui strettissimi collaboratori). Ora sostituite Berlusconi con Brown, la Merkel, Zapatero, anche Sarkozy e perfino Bush. Provate a immaginare questi leader, nei loro paesi, con l’equivalente del potere mediatico di Berlusconi. E’ un buon esercizio, e richiede immaginazione, quindi dovrebbe funzionare anche su chi si è volontariamente bendato.

Parole

Un elemento finora volutamente tralasciato, da aggiungere al conflitto di interessi ed alle vicende giudiziarie (sulle quali non ci soffermeremo) è il peso delle parole che Berlusconi ed il suo partito, assieme alla Lega, hanno sulla vita politica e civile dell’Italia.

Cio’ che traspare evidentemente da centinaia di frasi, discorsi ed esclamazioni e uno sprezzo diffuso per le istituzioni. Esso è in verità molto piu' grave di quello che il solito discorso ha-un-linguaggio-pittoresco-ma.. vuole farci credere. Fucili e scioperi fiscali, frasi avventate seppur smentite dopo poche ore, o minuti, non sono affatto innocui inciampi che poi, per il fatto di non concretizzarsi nei fatti o di essere ritrattati, vanno dimenticati. Vale il contrario piuttosto. Nella sfera politica postmoderna (parola trendy ma ciononostante adeguata) le parole pesano come macigni. Il pubblico interiorizza, piu' o meno inconsciamente, questi messaggi tutt'altro che subliminali che implicano distacco , disinteresse e disprezzo nei confronti della società civile, dello stato di diritto, ed in ultimo pure dell'etichetta e del buon gusto.

Sostenere che si è data la candidatura a Ciarrapico per aver il supporto dei suoi giornali è non solo disgustoso per il fatto che il fascismo dichiarto del suddetto non conta nulla nei criteri di scelta di un senatore della repubblica, ma molto di piu' per la nonchalance con cui si confessa, non senza arrogante pragmatismo, che i giornali sono solo pedine in mano dei politici, e che le candidature altrettanti tasselli nel gioco elettorale. Il concetto di indipendenza della stampa, cosi come quello che vorrebbe che la scelta delle candidature venga guidata da criteri di responsabilità sociale connessi alle qualità politiche ed etiche del prescelto, vengono non solo calpestati, ma tale menefreghismo viene pure candidamente ammesso, rivendicato o addirittura utilizzato come scusante per raffreddare polemiche nascenti (Altrove sarebbe stata benzina sul fuoco, in Italia era dimenticato nel giro di 36 ore).


Tacciare Mangano di eroismo, con una logica coincidente con quella della banda criminale, ad esempio della Mafia, in cui chi sta zitto è un eroe e chi parla un infame, è non altro che avallare quella logica tipicamente Italiana che vede lo stato come il nemico, la trasgressione della legge come la norma, il trasgressore come un furbo che va tutelato con l'omertà complice della comunità, l'osservatore delle leggi come uno sfigato ecc.

Il suggerire la possibilità delle dimissioni del capo dello stato per riequilibrare il peso politico delle cariche istituzionali, anche se ritrattato (tra l’altro in modi a dir poco ilari, con la formula “ipotesi di scuola”, che non spiega nè giustifica nulla), sostiene la logica della lottizzazione istituzionale; anziché combattere un sistema marcio e prima causa del declino politico lo ribadisce, arrivando a volerlo applicare fino a dove nessuno aveva ancora osato, la figura del presidente della repubblica, super partes per definizione.

Gli esempi sono molteplici, per lo meno uno al giorno, per non parlare della Lega, che tutti oggi si affrettano a definire partito serio, radicato nel territorio (radicato lo usano proprio a tutti) e specchio di una grande fetta d’italiani. Tralasciando fucili, xenofobia e urina di maiale sul terreno adibito alla costruzione di moschee, gesti di cui si rendono protagonisti non militanti esaltati ma piuttosto futuri ministri. Il messaggio è il piu’ lontano possibile da una logica di solidarietà, riconoscimento (vedi Taylor, The Politics of Recognition) e reciprocità che dovrebbe essere alla base non solo di valori atei come i diritti umani, ma anche del messaggio cristiano stesso, quello di cui tanti fanno bandiera quando si tratta di aborto, gay ed eutanasia, ma nessuno poi rivendica quando i valori di solidarietà, tolleranza ed accettazione del prossimo, del diverso, vengono attaccati direttamente da partiti di governo.

Si sente tanto parlare di come la politica sia lo specchio della società, si parla molto meno di come i messaggi continui che un certo tipo di politica (ovviamente non si vuole assolvere totalmente la sinistra, ma in questo caso la bilancia non puo’ che pendere dall’altra parte) offre alla cittadinanza sedimentino le premesse per una futura società basata sull’odio, sull’intolleranza, sul reciproco sospetto, sulla sfiducia, sulla mancanza di altruismo, sull’assenza di spirito di sacrificio, sul non rispetto delle leggi, sulla preponderanza dell’interesse primvato sul bene comune, eccetera eccetera.

Le parole pesano piu’ che mai nella società dell’informazione. Le parole plasmano i modo di pensare, al di la del contesto specifico in cui sono dette, dello scopo con cui sono utilizzate. Certe idee vengono lentamente digerite, internalizzate da una comunità che, un po’ stanca, pigra ed ignorante, manca della motivazione e di una adeguata varietà di prospettive per poter giudicare criticamente.

Se la ripresa Italiana va costruita attorno ad un rinnovato senso civico comune e quindi un rispetto condiviso di valori (sia che essi siano puramente cristiani o laicisticamente orientati ai diritti umani), la riemersione di questa classe politica promette di risucchiare gli ultimi soffi di apertura entro il gorgo dell’egoistico disprezzo, della barricata menefreghistica.

Derrida, parlando di identità Europea, sosteneva la necessità di riconoscere l’apertura dell’identità nazionale cosi come di quella individuale, la non-fissità ed incompletezza del progetto identitario di ogni singolo ente, sia esso uno stato o una persona. E pertanto il bisogno di aprirsi, accettare l’altro, rinunciare ad una chiusura che tenti di reificare una falsa unitarietà, ma piuttosto comprendere il carattere dialettico e negoziato di ogni costrutto identitario, e con esso la profonda necessità, filosofica e di rimando sociologica, di aprirsi all’Altro, di abbattere quello spettro che minaccia da sempre un puro cosmopolitismo, ovvero la Paura dell’Altro.

Durante questa campagna (e non solo) i nuovi partiti di governo non hanno fatto altro che erigere, attraverso le parole, nuovi steccati, nuovi falsi idoli di compattezza, completezza ed autosufficienza, non solo ostacolando qualsiasi percorso di apertura globale dell’italianità, ma anche frammentando internamente la stessa idea di civiltà, schizofrenicamente, baldansosamente, condannando l’Italia ad un futuro molto poco rassicurante.

Una riflessione su questo, al di la’ del solito giochino destra-sinistra, sarebbe piu’ che mai richiesta. La stampa tuttavia (l’attore che dovrebbe farsene carico) sembra rinunciarci in toto. Anche questo è un fatto molto poco rassicurante.

Thursday 13 March 2008

In italia non c'è una legge contro la tortura.

Un buco nero tornato alla ribalta dopo che i pm che indagano sui fatti di Bolzaneto legati al G8 di Genova sono stati costretti a contestare agli indagati solo l'abuso di ufficio, che peraltro sarà prescritto nel 2009: nessuno degli imputati quindi passerà un solo giorno in carcere.

Corriere 12 Marzo



Tuesday 11 March 2008

Al di là del bene e del male

10-3-2008 13:39 Berlusconi: "An sapeva di Ciarrapico"

"An sapeva di Ciarrapico". Il leader del Pdl smentisce Fini che aveva negato di sapere dell'inserimento dell'imprenditore con simpatie fasciste in lista. 'Noi dobbiamo fare una campagna
elettorale e si deve vincere. L'editore Ciarrapico ha giornali importanti a noi non ostili ed è assolutamente importante che questi giornali continuino ad esserlo visto che tutti i grandi giornali stanno dall'altra parte" dice Berlusconi.


Insomma sembra che la pura compravendita di potere mediatico non sia piu' neanche un argomento tabu'. Poco importa che il suddetto Ciarrapico sia un simpatizzante neo-fascista, o nostalgico fascista etc... Bisogna vincere no?

Monday 14 January 2008

Frequenze Navali

Casually just before the Iran-is-the-Evil tour of George Bush in Middle East, we come to know about a row on an allegedly possible naval battle on Persian Gulf, on the Epiphany.

The suspect that all happened to set the ground for Georgie Bush is more than a shot in the dark.

Indeed, after one week we already know some funny (or disturbing, depending from the perspective) thing about it.

First, the video shown by Pentagon has been edited, meaning that image and sound came from two different sources and have been put together by Pentagon itself
to give a "better idea of what is happening" (we know it cause the Pentagon itself told us)

Second, Pentagon again told us they're not sure at all of the provenience of the voice, which says "I am coming to you. You will explode in a few minutes." It could come from the shores as well as, brand new suspect, from a mytical and infamous radio prankster wonderfully called "filipino monkey"

No need to go through a discussion on the way in which US is constructing a possible Iranian War with all the means available and with a certain deal of idiocy.

The main point is that on news media everyone has known about the avoided attack. Very few of them will barely know about the superficial, bad-faith and dangerous way in which US are dealing with collective security issues