Monday 28 April 2008

la (ir)ragionevolezza del dubbio

La cospirazione è una strategia, non di chi la fa, al contrario. Essa è una strategia di chi la etichetta come tale, uno strumento all'interno di una logica di potere.

L'ideale di Habermass, con l'avvento di internet, è ovviamente destinato a rimanere tale, nonostante le peregrinazioni di quest'ultimo sul concetto di razionalità comunicativa. Le promesse di dibattito aperto, apertura e trasparenza della sfera pubblica sono ovviamente utopiche. Ma il punto è un altro. Tale promessa è la stessa ideologia dell'idea di 'pubblico'.

Internet non offre la verità, nè l'emancipazione informativa, e forse Grillo dovrebbe bilanciare i suoi proclami in questo senso.

Quello che appare sempre più chiaro è che a dispetto di una presunta apertura del dibattito e di una traparente circolazione d'informazioni, il concetto di razionalità ancora lavora per ancorare sotto la sua elgida istituzionale il gruppo di interpretazioni dominanti.

Meccanismi di potere, bastati sul prestigio politico, il peso economico, la reputazione giornalistica o intellettuale e cosi via, inevitabilmente tracciano un'area di accettabilità entro cui vanno a cadere diverse interpretazioni. Altre interpretazioni ne vengono escluse per vari motivi, che vanno dall'inconsistenza dei contenuti alla mancanza di potere di chi le produce, o dalla cattiva reputazione di quest'ultimo, che poi è la stessa cosa.

Teoria cospiratoria o meglio, in Italia, dietrologia, è il modo in cui varie interpretazioni vengono nominate e di conseguenza escluse dallo steccato della rispettabilità, della razionalità.

La meccanica è niente di nuovo. Già Socrate fu definito un pazzo. La chiesa delimitò il proprio spazio interpretativo con il recinto dogmatico e colorò la pazzia con un'accezione più precisa, eresia, pure dotandosi di un corpo esplicitamente devoto alla soppressione delle interpretazioni escluse, la santa inquisizione.

McCarthy è ben noto e aiuta a capire la labilità del meccanismo di nominazione cospirativa, e il suo aspetto paranoide. Il suo Macarthysmo infatti è una caccia alle streghe in puro stile inquisitorio che ha come fulcro la supposta cospirazione dei traditori comunisti alle spalle dell'America. Tuttavia il suo è un ragionamento su cui il suo stesso giudizio può essere rivolto, la sua è una chiara teoria cospiratoria, ed oggi questo giudizio non può essere smentito. In più, il suo atteggiamento è chiaramente paranoide.

Paranoia e cospirazione sono i due atteggiamenti della società odierna, strategie con cui sottilmente si depenna un interpretazione senza confrontarla sui contenuti, ma piuttosto screditandone la fonte, o denunciandone i motivi. Quando si etichetta un ragionamento in tal modo, si sostiene la non credibilità del soggetto che lo elabora, si abbandona il pensiero perchè 'le sue conseguenze sarebbero inaccettabili', o si accusano invidia, delusione, rabbia come motivi scatenanti del pensiero stesso.

Quello che non si fa, poichè equivarrebbe ad ammettere il ragionamento all'interno dello steccato e per questo affrontarlo direttamente nei suoi contenuti, è appunto analizzarlo ed eventualmente confutarlo. Piuttosto di elencare i molteplici esempi (La teoria cospiratioria di 9/11 è une sempio calzante. I vari fatti che elenca, qualcuno fantasioso, qualcuno inquietante, qualcuno obbiettivamente poco chiaro, non sono confutati direttamente, almeno non nella loro totalità, ma piuttosto screditati in quanto cospirazioni, e per questo abbandonati nel campo dell'irrazionale, del tendenzioso) preferisco concentrarmi su qualcosa di recente.

Basta cercare un pò in giro, tra giornali e blog, per scoprire delle notizie perlomeno interessanti circa l'episodio probabilmente decisivo per la campagna elettorale romana, lo stupro recente della studentessa del Lesotho. Insomma vengono fuori vari elementi. Qualcuno non prova nulla, come il fatto che uno dei testimoni abbia precenti penali, o che ci siano incongruenze riguardo al racconto, o che lo stesso (Bruno Musci) abbia poi partecipato attivamente alla campagna addirittura facendo da testimonial al patto sulla sicurezza tra Alemanno e Bettini, e che avrebbe incontrato una del partito di Bettini all'ospedale i cui si trovava la studentessa, senza saperlo... Ancora, la testimonianza della stessa studentessa, secondo il resoconto di un amico, che avrebbe ammesso di essere stata minacciata ed aggredita ma non violentata, appunto per l'arrivo dei due che poi hanno dato l'allarme. Va beh, elementi più o meno informativi, ma che non possono fuorviare il giudizio sulla storia, magari al limite spingere ad indagare ulteriormente, per evitare malintesi.

Scavando ancora si scopre che i due avvocati del clandestino romeno sono Francesco Pettinari e Antonio Sansoni. Se il secondo è un ex MSI (a quanto pare, anche se lui sembra smentire), e fin qui nulla più che coincidenza politica si potrebbe dire, il primo è l'avvocato che ha difeso il magistrato Metta, indagato al processo Lodo Mondadori, in cui sotto accusa erano Berlusconi, Pacifico, Previti e Squillante. Ovviamente non è tanto la seconda sovrapposizione politica, un pò più forte, che va notata. Piuttosto ci si deve chiedere come un delinquente romeno, anzichè il solito avvocato d'ufficio, fa a pagare due professionisti la cui parcella dovrebbe essere proibitiva, non solo per un immigrato, ma anche per molti di noi. Poi ci si potrebbe pure domandare il perchè, perchè due professionisti di questo calibro vogliano proteggere un pervertito qualunque, un immigrato, colpevole poichè colto in flagrante; non proprio il loro solito tipo di assistito insomma. E alla luce di queste domande si potrebbe poi valutare la richesta di perizia psichiatrica fatta dagli avvocati, e il fatto che questa di fatto pospone l'interrogatorio del romeno al dopo-ballottaggio.

Ora, tutto potrebbe essere una grande cazzata, un tentativo simmetrico di reazione alla destra. Mentre questa strumentalizza lo stupro per fomentare paura e calcare sulla sicurezza, la sinistra strumentalizza qualche voce circa una montatura, cercando cosi di opporre la strategia avversaria.

Però credo ci sia abbastanza per indagare almeno un pò più a fondo e fugare i dubbi. Al contrario la destra ha accusato di voler strumentalizzare (il toro che...) e i giornali hanno taciuto la storia o l'hanno solo sussurrata screditandone il valore in quanto rumore, illazione.

Etichettando le ipotesi, i ragionamenti ed anche il semplice sospetto attorno a tali sviluppi come tendenziosi, cospiratori, dietrologi, li si è esclusi dal dibattito a priori. Inneggiando al rispetto, al di là delle strumentalizzazioni politiche, della ragazza molestata, si è in realtà performato il gesto politico par excellence.

I quesiti sollevati da questa storia non solo restano irrisposti, ma scivolano nel limbo dell'irrazionale, del non-ragionevole-dubbio, e forti di questo i paladini della sicurezza possono semplicemente ignorarli, come se non esistessero.

Sfumature

Stefano Rodotà ha scritto un articolo interessante stamattina, sulla Repubblica.

Si tratta più o meno di quello scritto qualche post più sotto.

Un mio amico sostiene la scelta della Lega e di altri partiti ancor più estremi perchè essi rappresentano una politica che prende decisioni, che agisce, una politica definita, non più d'attesa, d'osservazione e riflessione. Una politica che decide le sue strategie davanti a freschi sondaggi e che è pronta a calcare la mano, che strumentalizza senza alcuna vergogna.

Può essere. Magari la Lega ha le idee chiare che altri non hanno. Magari in Italia la situazione è davvero così difficile. Io d'altronde da qualche anno non ci sto più, non sono a conoscenza dell'invasione barbarica ormai in atto, del fatto che non si possa più uscire di casa, che il pericolo romeno, marocchino, albanese è dietro l'angolo, o dentro casa. Che ne so io?

Mentre vivevo altrove l'Italia diventava malato appestato da infezioni immigrate, è facile fare la morale da lontano, facile pretendere la tolleranza da chi vive ogni giorno faccia a faccia con la paura, con il pericolo. O no?

O forse avete dimenticato, Italiani che vivete in Italia, qual'è il significato della parola tolleranza? Forse è venuta a mancare quell'accezione che indica lo sforzo, la fatica implicata dalla tolleranza stessa? Non passa per la testa che è ovvio e normale accettare un immigrato che lavora, studia e porta magari anche i nostri bambini a scuola? Che la vera tolleranza si sviluppa nei confronti di chi è escluso dalla società, perchè malato, perche straniero, perchè non produce, perchè spaventa? Tolleranza zero è un concetto che punta ben oltre quello di giusta pena.

Pretendete di essere stanchi di accettare, stanchi di sopportare. Ma quando mai avete accettato? Quando mai avete sopportato? Credete che la Lega sia la soluzione perchè siete esasperati. Ma avete mai provato cosa vuol dire esasperazione, cosa vuol dire essere colonizzati veramente, cosa vuol dire essere stranieri in casa propria?

La verità è che avete ceduto alle antenne dell'egoismo e dell'indifferenza, inutile cercare di giustificare le vostre scelte rifacendovi a qualche motivo inesistente, alla vostra insofferenza (per lo meno ridicola, se non vergognosa) o alla supposta capacità decisionale delle forze che avete votato.

Quello che voi volete è una distopia asettica, un mondo a vostra immagine e somiglianza, piazze e strade ripulite da immigrati, ma anche da giovani ubriachi, mendicanti, drogati, cani randagi e qualsiasi altro puntino che possa sporcare la vostra prospettiva.

In questo non c'è poi tanta distanza da altri tentativi storici di sterilizzazione sociale.
Certo, ben più estremi, tuttavia ispirati da quella stessa logica, l'esclusione del diverso come scopo principale, un mito di purificazione che Sennett riferisce alla nostra adolescenza, alla necessità di avere una concezione del mondo ordinata, coerente, costante.

A suo parere nel passaggio adolescenziale la nostra immagine coerente dell'ambiente circostante comincia a frantumarsi di fronte alla varietà di stimoli ed esperienze che gradualmente erodono le certezze coltivati nell'età infantile. E' a questo punto che queste ultime si proiettano al di fuori. Non più in grado di sostenere una coerenza che non c'è, diveniamo insofferenti alla diversità che colpisce, dolorosamente, i nostri nervi scoperti. E allora sovrapponiamo a caos percettivo miti d'ordine e purezza. Secondo Sennett questa finzione dovrebbe appunto finire con il passaggio all'età adulta, che prevede un'accettazione dell'imprevedibilità della realtà sociale che ci circonda.

Cio' non avviene sempre, anzi piuttosto raramente. Il voto italiano ha abbastanza chiaramente mostrato come una maturazione del genere sia ancora lontana, un paese di adolescenti spaventati dalle dinamiche in atto, che si attacca disperatamente a chi gli promette ordine, rigore, sicurezza, purezza.

Forse è ora che guardiamo alla storia italiana ed inquadriamo questa fase sotto una giusta luce, che permetta di coglierne l'ombra fin dove s'allunga, che permetta d'affermare tranquillamente che la radice di tali modi di pensiero e logiche politiche si annida nel secolo scorso, e che le differenze supeficiali sono quelle dettate da un contesto politico, economico e sociale cambiato, e da una diffusa auto-negazione che giustifica retroattivamente scelte della cui origine ancora, tutto sommato, ci vergognamo.

Differenze si, ma di tonalità, di gradazione, sfumature...

Thursday 24 April 2008

Influssi

Luis-Ferdinand Céline, Le Voyage au Bout de la Nuit, (1935) p. 434

Ce n'ha di pietà la gente, per gli invalidi e i cechi, e si può dire che ha dell'amore di riserva. L'avevo proprio sentito, molte volte, l'amore di riserva. Ce n'è moltissimo. Non si può dire il contrario. Solo è una disgrazia che resti così carogna con tanto amore di riserva, la gente. Non viene fuori, ecco tutto. E' preso dentro, resta dentro, gli serve a niente. Ci crepano dentro, d'amore.

Giorgio Gaber, Io se fossi Dio, 1980

Io se fossi Dio,
non avrei fatto gli errori di mio figlio
e sull'amore e sulla carità
mi sarei spiegato un po' meglio.
Infatti non è mica normale che un comune mortale
per le cazzate tipo compassione e fame in India,
c'ha
tanto amore di riserva che neanche se lo sogna.
Che viene da dire:
Ma dopo come fa a essere così carogna?

Tuesday 22 April 2008

Eterne Mutazioni

Nello stuporre post-elettorale, dall’esilio d’oltralpe l’immagine dell’italia appare malleabile, cangiante.



Lo stivale si deforma, si fa Berlusconi.
La sua ricrescita inquietante ed il suo
sorriso beffardo si fanno catena montuosa
e Adriatico, le espressioni intelligenti di
Calderoli si materializzano in campi arati
e canali d’irrigazione, il cipiglio
caricaturalmente severo di La Russa
assume i contorni di una città di mare,
la presunzione di Fini si fa isola, il tono
saccente di Tremonti diventa Milano,
la boria vittoriosa di Maroni si frammenta
in paesini nebbiosi, l’espressione ebete
di Gasparri si fa lago di Bolsena, il tono
rimbalzante di Bondi diventa
canzone popolare...


Le Alpi sono barriera animata e pulsante, confine e confino tutto sommato accettabile, schermo di protezione e proiezione di mutazioni divertenti, disturbanti.


Monday 21 April 2008

'Nantes', Beirut ( The Flying Club Cup)

La mattina il pensiero recede, si addentra all’indietro verso il grigio della giornata, i sensi sono attutiti da una stanca ossessione, il cuscino deforme rimane a simboleggiare un grandioso passato, la temperatura ci assicura un precoce incontro con l’Altro. In questi momenti un pezzo musicale può cambiare le coordinate della giornata, imporre una nuova agenda in cui il barrito di un microonde diventa fanfara gloriosa.

In the morning thought recedes, penetrates the daily grey, backward. A torn obsession cushions the senses as a magnificent past is recalled by the deformed pillow, whilst temperature assures us about the next encounter with the Other. In such moments a song could shift the day’s coordinates, imposing a new agenda, where the microwave’s trumpet becomes a glorious fanfare.

Friday 18 April 2008

Fair-play, interessi e parole


Interessi

Dice Marco Travaglio che la causa principale della sconfitta, o almeno quella che emerge piu' decisamente dalla palude dei molteplici motivi che ci hanno portato al Berlusconi-tris, sia l'insistenza del PD sul fair-play.

Sono d'accordo. L'errore madornale è stato pretendere di contrastare Berlusconi sul piano della politica pura, delle leggi, dei provvedimenti, dei programmi. Un confronto tra statisti insomma, che non poteva che vedere la sinistra perdente, se non altro per la fresca esperienza deprimente del governo Prodi dove, seppur nella virtuale impossibilità di far valere una maggioranza in grado di varare politiche radicalmente innovative, è mancato pure il mero tentativo, la minima pretesa di provare a cambiare le cose, se non altro in tema di diritti sociali, conflitto d'interessi e cosi via.

Non si tratta di fair-play pero'. Non è fair il celarsi dietro al ruminare politico, evitando di sollevare i temi che dovrebbero esserlo, ovvero l'illegittimità della candidatura di Berlusconi per un chiaro, enorme, madornale conflitto d'interessi. E’ un grave errore, poichè è il nodo cruciale del dibattito. E’ inutile abbarbicarsi in discussioni su tassazione, sicurezza e politica estera.

Un paese in cui il cittadino non è libero di essere informato in un modo pluralista e bilanciato è un paese che già non puo’ definirsi democratico. Ma un paese in cui il personaggio che monopolizza l’informazione (di fatto impedendo il pluralismo) è anche colui che puo’ candidarsi premier, è un paese indegno. E’ inutile ricalcare il solito discorso su come in nessuno stato europeo, nordamericanoecc. Berlusconi non potrebbe concorrere nemmeno per l’elezione di sindaco comunale?

No, non è inutile. Questo piuttosto è il messaggio che è definitivamente passato, la tipica, italianissima accettazione dello stato delle cose. Il conflitto di interessi si è perso nell’ambito della mitologia, ridotto al livello di teoria cospiratoria sollevata da politicanti astiosi che avrebbero perso il contatto con la realtà. La sinistra ha accettato questa interpretazione, evitando coscientemente di sollevare il problema per tutta la campagna elettorale, un problema che pero’ non ha a che fare con la piu’ o meno qualificata abilità di governare un paese, ma piuttosto con la vera e propria legittimità a farlo. L’obiezione comune (La sinistra non ha mai fatto una legge a riguardo) è ridicola. Essa si rivolge contro l’inefficienza ed incapacita di una parte politica (ovvero solleva una legittima critica riguardo all’abilità e la coerenza della sinistra stessa ) tuttavia pretendendo di tralasciare il fatto in questione, l’ineleggibilità stessa di Berlusconi secondo le garanzie che un sistema democratico debba avere.

Non si tratta di discorsi vuoti. La tradizione democratica che abbiamo scelto di seguire ed a cui ci ispiriamo assieme all’Europa intera si basa su delle safety-net, delle reti di salvataggio concepite per impedire la deriva della democrazia . Il conflitto d’interessi è il criterio principe del sistema democratico, quello che tutela il bene comune dal rischio di incancrenirsi nell’interesse privato. Non si tratta quindi di un provvedimento particolare, bensi’ di una precondizione generale.

(in questo senso, difendere Berlusconi sostenendo che la sinistra, dopo tutto, non ha mai fatto una legge a riguardo equivarrebbe a difendere un ladro di macchine sostenendo che il proprietario dell’auto, dopo tutto, si è sempre ostinato a non dotarsi di un sistema d’allarme. O ancora, sostenere le qualità di Berlusconi per governare il paese nonostante il conflitto d’interessi equivarrebbe a sostenere che un calciatore debba giocare la finale di campionato perchè con le sue qualità la vittoria sarebbe assicurata, tralasciando il fatto che è stato espulso in semifinale e pretendendo che le sue doti personali gli diano il diritto, squalifica o non squalifica, di giocare lo stesso. Infine, contrastare il conflitto d’interessi sostenendo che si tratterebbe di una legge ad personam nei confronti di Berlusconi, equivarrebbe a sostenere che la squalifica di tale calciatore sia un complotto della squadra avversaria dovuto appunto alla sua classe, fortemente temuta dagli opponenti. Al contrario, lungi dall’essere una legge ad personam, la legislazione del conflitto di interessi servirebbe esattamente ad impedire sia che Berlusconi, ma anche che ogni altra persona in futuro, possa trarre vantaggio dal proprio potere (informazionale, industriale, miltiare ecc) per ottenere quello politico, e che allo stesso modo possa sfruttare il potere politico per rafforzare il proprio potere.

Mancare di sollevare questo tema e di battersi strenuamente per esso non è fair-play. Moralmente è ignavia. Strategicamente è una tattica ottusa che si è esplicitata in tutta la sua controproducenza. Per conludere, è ed è stato completamente inutile sforzarsi di mostrare la differenza programmatica tra il PD ed il PDL. Il primo tema che un partito responsabile avrebbe dovuto sollevare e sostenere, è quello dell’illegittimità del capo del PDL di governare. Oggi il Financial Times propone ironicamente un esercizio mentale. Provate a lasciare tutti i possedimenti, industriali, mediatici ecc. di Berlusconi, (potremmo anche aggiungere tutte le sue vicende giudiziare e quelle dei sui strettissimi collaboratori). Ora sostituite Berlusconi con Brown, la Merkel, Zapatero, anche Sarkozy e perfino Bush. Provate a immaginare questi leader, nei loro paesi, con l’equivalente del potere mediatico di Berlusconi. E’ un buon esercizio, e richiede immaginazione, quindi dovrebbe funzionare anche su chi si è volontariamente bendato.

Parole

Un elemento finora volutamente tralasciato, da aggiungere al conflitto di interessi ed alle vicende giudiziarie (sulle quali non ci soffermeremo) è il peso delle parole che Berlusconi ed il suo partito, assieme alla Lega, hanno sulla vita politica e civile dell’Italia.

Cio’ che traspare evidentemente da centinaia di frasi, discorsi ed esclamazioni e uno sprezzo diffuso per le istituzioni. Esso è in verità molto piu' grave di quello che il solito discorso ha-un-linguaggio-pittoresco-ma.. vuole farci credere. Fucili e scioperi fiscali, frasi avventate seppur smentite dopo poche ore, o minuti, non sono affatto innocui inciampi che poi, per il fatto di non concretizzarsi nei fatti o di essere ritrattati, vanno dimenticati. Vale il contrario piuttosto. Nella sfera politica postmoderna (parola trendy ma ciononostante adeguata) le parole pesano come macigni. Il pubblico interiorizza, piu' o meno inconsciamente, questi messaggi tutt'altro che subliminali che implicano distacco , disinteresse e disprezzo nei confronti della società civile, dello stato di diritto, ed in ultimo pure dell'etichetta e del buon gusto.

Sostenere che si è data la candidatura a Ciarrapico per aver il supporto dei suoi giornali è non solo disgustoso per il fatto che il fascismo dichiarto del suddetto non conta nulla nei criteri di scelta di un senatore della repubblica, ma molto di piu' per la nonchalance con cui si confessa, non senza arrogante pragmatismo, che i giornali sono solo pedine in mano dei politici, e che le candidature altrettanti tasselli nel gioco elettorale. Il concetto di indipendenza della stampa, cosi come quello che vorrebbe che la scelta delle candidature venga guidata da criteri di responsabilità sociale connessi alle qualità politiche ed etiche del prescelto, vengono non solo calpestati, ma tale menefreghismo viene pure candidamente ammesso, rivendicato o addirittura utilizzato come scusante per raffreddare polemiche nascenti (Altrove sarebbe stata benzina sul fuoco, in Italia era dimenticato nel giro di 36 ore).


Tacciare Mangano di eroismo, con una logica coincidente con quella della banda criminale, ad esempio della Mafia, in cui chi sta zitto è un eroe e chi parla un infame, è non altro che avallare quella logica tipicamente Italiana che vede lo stato come il nemico, la trasgressione della legge come la norma, il trasgressore come un furbo che va tutelato con l'omertà complice della comunità, l'osservatore delle leggi come uno sfigato ecc.

Il suggerire la possibilità delle dimissioni del capo dello stato per riequilibrare il peso politico delle cariche istituzionali, anche se ritrattato (tra l’altro in modi a dir poco ilari, con la formula “ipotesi di scuola”, che non spiega nè giustifica nulla), sostiene la logica della lottizzazione istituzionale; anziché combattere un sistema marcio e prima causa del declino politico lo ribadisce, arrivando a volerlo applicare fino a dove nessuno aveva ancora osato, la figura del presidente della repubblica, super partes per definizione.

Gli esempi sono molteplici, per lo meno uno al giorno, per non parlare della Lega, che tutti oggi si affrettano a definire partito serio, radicato nel territorio (radicato lo usano proprio a tutti) e specchio di una grande fetta d’italiani. Tralasciando fucili, xenofobia e urina di maiale sul terreno adibito alla costruzione di moschee, gesti di cui si rendono protagonisti non militanti esaltati ma piuttosto futuri ministri. Il messaggio è il piu’ lontano possibile da una logica di solidarietà, riconoscimento (vedi Taylor, The Politics of Recognition) e reciprocità che dovrebbe essere alla base non solo di valori atei come i diritti umani, ma anche del messaggio cristiano stesso, quello di cui tanti fanno bandiera quando si tratta di aborto, gay ed eutanasia, ma nessuno poi rivendica quando i valori di solidarietà, tolleranza ed accettazione del prossimo, del diverso, vengono attaccati direttamente da partiti di governo.

Si sente tanto parlare di come la politica sia lo specchio della società, si parla molto meno di come i messaggi continui che un certo tipo di politica (ovviamente non si vuole assolvere totalmente la sinistra, ma in questo caso la bilancia non puo’ che pendere dall’altra parte) offre alla cittadinanza sedimentino le premesse per una futura società basata sull’odio, sull’intolleranza, sul reciproco sospetto, sulla sfiducia, sulla mancanza di altruismo, sull’assenza di spirito di sacrificio, sul non rispetto delle leggi, sulla preponderanza dell’interesse primvato sul bene comune, eccetera eccetera.

Le parole pesano piu’ che mai nella società dell’informazione. Le parole plasmano i modo di pensare, al di la del contesto specifico in cui sono dette, dello scopo con cui sono utilizzate. Certe idee vengono lentamente digerite, internalizzate da una comunità che, un po’ stanca, pigra ed ignorante, manca della motivazione e di una adeguata varietà di prospettive per poter giudicare criticamente.

Se la ripresa Italiana va costruita attorno ad un rinnovato senso civico comune e quindi un rispetto condiviso di valori (sia che essi siano puramente cristiani o laicisticamente orientati ai diritti umani), la riemersione di questa classe politica promette di risucchiare gli ultimi soffi di apertura entro il gorgo dell’egoistico disprezzo, della barricata menefreghistica.

Derrida, parlando di identità Europea, sosteneva la necessità di riconoscere l’apertura dell’identità nazionale cosi come di quella individuale, la non-fissità ed incompletezza del progetto identitario di ogni singolo ente, sia esso uno stato o una persona. E pertanto il bisogno di aprirsi, accettare l’altro, rinunciare ad una chiusura che tenti di reificare una falsa unitarietà, ma piuttosto comprendere il carattere dialettico e negoziato di ogni costrutto identitario, e con esso la profonda necessità, filosofica e di rimando sociologica, di aprirsi all’Altro, di abbattere quello spettro che minaccia da sempre un puro cosmopolitismo, ovvero la Paura dell’Altro.

Durante questa campagna (e non solo) i nuovi partiti di governo non hanno fatto altro che erigere, attraverso le parole, nuovi steccati, nuovi falsi idoli di compattezza, completezza ed autosufficienza, non solo ostacolando qualsiasi percorso di apertura globale dell’italianità, ma anche frammentando internamente la stessa idea di civiltà, schizofrenicamente, baldansosamente, condannando l’Italia ad un futuro molto poco rassicurante.

Una riflessione su questo, al di la’ del solito giochino destra-sinistra, sarebbe piu’ che mai richiesta. La stampa tuttavia (l’attore che dovrebbe farsene carico) sembra rinunciarci in toto. Anche questo è un fatto molto poco rassicurante.