Monday 30 March 2009

L'insostenibile Leggerezza dell'Idiozia

Allevi @ Union Chapel, 27-03-2009

Allevi:

Un concerto di pianoforte 'solo' inoltre dovrebbe essere svolto con il minimo attrito anche da parte del pianista , riducendo o ancor meglio evitando del tutto la parola, limitando il linguaggio a quello sonoro del pianoforte. 'Entrare' in un concerto di pianoforte richiede un'immersione psico-fisica nel 'mood' pianistico cosi da poter sperimentare molteplici micro-sindromi di Stendhal, far straripare le sinapsi a fior di pelle per godere totalemente dell'esperienza musicale, nel bene e nel male.

Il concerto di Allevi si è svolto all'insegna di un cabarettismo da operetta, con il pianista a presentare simpaticamente ogni canzone prima di performarla, come se di un mero concerto pop si trattasse. Questo ha impedito qualsiasi sforzo di immedesimazione con il tappeto musicale, anzi, lo stesso tappeto è stato constinuamente sfilacciato e stralciato da questo andamento singhiozzante. La musica ne ha sofferto malamente, con il concerto ridotto ad ascoltare più o meno distrattamente di composizioncine di facile, talvolta facilissimo ascolto, senza però l'effetto di rilassata e malinconica quiete che un album di Allevi di solito offre, appunto se consumato con debità continuità ed attenzione. L'interruzione continua con l'applauso, la presentazione del pezzo, la battuta e la risata del pubblico in pratica agiva come mannaia spezzando ogni volta l'immersione nel 'mood' Alleviano, risvegliandoci bruscamente e fastidiosamente, aumentando costantemente nel sottoscritto un nervosismo crescente.

Il Pubblico:

Un concerto di Giovanni Allevi non è un concerto di Vasco, si suppone che un concert per pianoforte 'solo' implichi concentrazione, raccoglimento, battimani soffuso tra una canzone e l'altra, silenzio e riduzione al minimo del disturbo durante la performance, al limite un frastuono d'assenso alla fine del concerto per l'eventuale richiesta di bis.

Di fronte alla mia orrificata sorpresa, il pubblico di maggioranza, se non totalità italiano, si lasciava andare non solo ad applausi fragorosi ad ogni canzone, ma anche ad urla tipo "Vai Allevi" "Siiiii" "Iuuuuuuuu" e cosi via. Non solo la performance, ma anche la presentazione di una canzone prima ancora che essa venisse suonata, erano in grado di scatenare reazioni scomposte di giubilo. Assistevo attonito alla quintessenza del modo italiano di apprezzare l'arte, ovvero, l'individualizzazione estrema che tralascia l'atto artistico stesso, per esaltare l'artista in sè, a prescindere da cosa faccia, da come lo faccia. O, in altre parole, l'ascolto di un pezzo non come esperienza legata al pezzo stesso, ma piuttosto come momento aneddotico da poter poi raccontare, anche solo a se stessi.

Il pubblico Italiano di norma non segue artisti, segue idoli, si nutre della loro presenza, indipendentemente dalla performance stessa poichè ha già deciso in anticipo che questa sarà grandiosa ed indimenticabile. La capacità critica è notoriamente inesistente, i media campano di celebrazioni, ogni nuovo film, ogni nuovo album, ogni nuova opera di un artista conosciuto è inevitabilmente accolta acriticamente come l'ennesima prova della capacità di quest'ultimo, il cui passato basta ed avanza a giustificare qualsiasi presente. Siamo all'apoteosi dell'entusiasmo preventivo, di gregge o da stadio, che differenza non fa. In questo possiamo situare la tipica piaggeria italiana di fronte all'artista universalmente riconosciuto sottolineata dal giubilo scomposto di massa cosi ben evidente di fronte ad Allevi in un contesto cosi poco adatto a tali manifestazioni di volgare beceraggine (un concerto per pianoforte 'solo' in una chiesa).

In tal senso si può comprendere la simmetrica disattenzione nei confronti dell'enorme sottobosco di talenti che, mancando di riconoscimento ufficiale, sono destinati appunto al sottobosco a vita. Tutto ciò è incredibilmente italiano, questa incapacità di riconoscere e valorizzare talenti (sia nel campo dell'arte che in quello della ricerca e cosi via) poichè la massa ignorante non apprezza il talento in quanto tale, ma solo quello che è stato certificato come talento (fosse anche solo X-Factor a sanzionarlo) e che è stato già riconosciuto come tale a livello istituzionale. Come altro giustificare ad esempio l'ottenebramento di migliaia di talentuosi musicisti dal panorama italiano?

Non voglio certo sostenere che il consumo d'arte, in questo caso pianoforte, debba essere necessariamente ipirato da un distacco empireico. Tuttavia c'è un limite a tutto. Venerdi ho assistito alla bastardizzazione del pianoforte in un prodotto volgare ad uso e consumo di masse bramose di meri virtuosismi su cui aggrappare la propria disperata ignoranza. L'interruzione programmata della musica, l'urlo isterico o del pubblico, il continuo ed immensamente fastidioso scattare fotografie - con tanto di flash - come se ad ogni nuova canzone si potesse avere una fotografia diversa di Allevi al pianoforte, come se la sua postura non fosse comunque sempre la stessa, come se il fulcro di un concerto pianistico sia il catturare infinitamente l'immagine del pianista, fracassando i coglioni dello spettatore al tuo fianco. Questo è lo stesso pubblico che con la bocca piena di fagotti alla frittata esprime stupore ed apprezzamento di fronte al virtuosismo fine a se stesso e poi è si volta altrove quando assiste ad un puro disvelamento artistico. In nessun altro modo potrei descrivere un pubblico in grado di lanciare urli scomposti da stadio anche dopo un pezzo riflessivo come Go with the Flow, un pubblico cosi concentrato nel proprio essere-al-concerto da dimenticare del tutto il concerto stesso.

Non si tratta di mero inveire intellettuale ed elitario, ma di amara considerazione di aver assistito ad un concerto che non era altro che miscrocosmo di un paese ignorante, che agisce e consuma come gregge, in quanto tale privo di conscienza critica che non sia un raglio indistinto di gioia o di rabbia, a seconda di come soffi il vento, che il gregge è sensibile, al vento.

Ben venga Keith Jarrett con la sua antipatica ed idiosincratica condotta che arriva ad interrompere un concerto per un applauso o un flash di troppo. L'esperienza musicale di un pianoforte 'solo' deve essere guadagnata ad un prezzo che non è solo quello del biglietto, ma anche l'aggiuntivo debito di raccoglimento che si deve all'artista, quel surplus di riverenza che sottolinea il suo essere qualcosa di più di un sempice prodotto commerciale, e che non può certo limitarsi all'atto rituale dell'applauso. Approvo Keith Jarrett in pieno. Se non si è in grado di comportarsi come si deve ad una performance del genere, che si venga pure cacciati a calci in culo, rediretti verso più appropriate occasioni d'applauso isterico ed ululato sguaiato.

Tuesday 17 March 2009

Isteria Legalizzata

A quanto pare il ragazzo colpevole di stupro la notte di capodanno al party sfortunatamente chiamato Amore'09 dovrà andare in carcere in attesa di processo, per effetto retroattivo (?) del nuovo decreto anti-stupri, nonostante le esigenze cautelari non sussistano.

Cambiano contesto, l'organizzazione CLEEN sta producendo molte pubblicazioni interessanti sul problema della sicurezza in Nigeria, dove il boom della sicurezza privata si interseca con la scarsità di preparazione, rispetto dei diritti e non ultimo soldi della polizia pubblica, ed infine con il multiforme panorama di organizzazioni di vigilantes che spaziano da gruppi che forniscono non solo sicurezza ma anche svolgono importanti funzioni sociali, ad altri che uccidono i criminali davanti alla folla che acclama. Un punto fondamentale per riformare il sistema sicurezza in Nigeria è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti del progesso giuridico. Specialmente in comunità rurali in cui usi e costumi tradizionali sono predominanti sullo stato di diritto teoricamente promosso dal governo centrale, è importante discutere la funzionalità di concetti come giusto processo e presunzione d'innocenza, da accostare e possibilmente implementare attraverso il tessuto tradizionale.

Un passaggio interessante riguarda la necessità di far accettare la nozione di arresti domiciliari nella fase che precede il processo, nei casi in cui la legge lo prevede.

Nel caso Italiano, piuttosto che spiegare alla comunità inferocita ed ai mezzi d'informazione ormai in preda al chiaro isterismo, nonchè ai politicanti irresponsabili in cravatta verde, che la misura dell'arresto domiciliare ha una razionalità precisa entro (non solo) il nostro sistema giuridico, e che si lega a concetti come presunzione d'innocenza, giusto processo e cosi via, comprese motivazioni di carattere più economico come la necessità di non ingolfare inutilmente le carceri - abbiamo deciso di istituzionalizzare l'isteria e legalizzare la galera prima del processo, per tutti i sospettati di stupro, pericolosi e non, colpevoli o innocenti. Anche retroattivamente.

.....

Monday 9 March 2009

Referendum e Democrazia

La democrazia, pure nella sua forma più diluita, edulcorata, svampita ed insipida, ha nel voto la sua espressione più classica e basica. Di voto, la modalità più semplice, antica e diffusa è quella che delibera SI o NO riguardo ad una questione. Ci troviamo continuamente, dalla scelta di un ristorante con amici ad un'assemblea di classe o condominio, fino alla forma più istituzionale del referendum, a decidere se fare o no qualcosa tramite votazioni maggioritarie di questo tipo.

Il referendum può essere quindi definito la forma più pura del voto, quella che si esercita direttamente e riguardo ad una questione specifica, senza affidarsi a facce o coalizioni. In teoria, lo scopo del referendum, come di ogni votazione, è testare il parere del cittadino riguardo ad un tema specifico, un parere che può esercitarsi con un SI, un NO o un'astensione. Il problema primario del referendum è il raggiungimento del quorum, ovvero di un numero minimo di votanti così da renderlo rappresentativo del corpo elettorale.

In una democrazia ideale questo problema non dovrebbe sussistere. Una condizione di voto ideale bypasserebbe ogni limitazione al voto e garantirebbe la scelta di una delle tre opzioni a disposizione da parte di ogni singolo elettore. Questo vuol dire che tutti gli eventuali ostacoli al voto verrebbero eliminati (ad esempio l'assenza dell'elettore per malattia, dimenticanza, vacanza, residenza all'estero, semplice pigrizia). Eliminare tali ostacoli significherebbe mettere in piedi un sistema di voto in cui tutti avremmo l'opportunità di votare con il minimo sforzo possibile. Ad esempio, si potrebbe votare rispondendo ad una domanda per telefono, inviando un sms e cosi via. Chiaramente questioni di sicurezza e validità del voto impediscono per ora sistemi del genere. Però è chiaro che essi rappresenterebbero l'ideale democratico, in cui ogni possibile ostacolo al voto è scavalcato, cosi da lasciare solo la pura e semplice scelta dell'elettore, ciò su cui l'edificio democratico dovrebbe fondarsi.

La questione sulla necessità o meno di accorpare il referendum elettorale con le votazioni amministrative ed europee di Giugno va quindi oltre la semplice questione economica su cui il dibattito politico si sta sviluppando (il fatto che aggregare le tre votazioni in un giorno solo farebbe risparmiare circa 400 Milioni di Euro). Si tratta infatti di agevolare il voto referendario, non semplicemente per far si che il referendum vinca, ma piuttosto per far si che gli Italiani abbiano la possibilità di esprimere la propria scelta a riguardo più facilmente, con meno limitazioni ed ostacoli che ne impedirebbero il voto e che, in teoria, lo Stato dovrebbe essere profondamente impegnato per, e felice di, poter eliminare. Ad esempio, i vari elettori che vivono all'estero e che torneranno per le Europee, nella stragrande maggioranza dei casi non potranno permettersi di ritornare in Italia una seconda volta, solo una-due settimane dopo, per il voto referendario. L'accorpamento darebbe loro la possibilità di votare a riguardo. Badate bene che chi non è interessato si asterrà in ogni caso. Altro esempio: con l'arrivo del caldo i cittadini potranno certo accettare di rinunciare ad una gita domenicale per votare. Quanti di loro vorranno rinuanciare a due domeniche consecutive?

Si tratta di esempi semplici e anche un pò banali, che però esprimono chiaramente ciò che si sostiene qua, ovvero che ogni misura volta a facilitare in modo neutrale (ovvero senza implicare un orientamento di voto) la capacità di voto dell'elettorato va messa in pratica. Il PD dovrebbe cominciare a sostenere questo punto, a fianco delle motivazioni economiche, così da rendere evidente fino a tal punto la concezione di democrazia del PDL è marcia.

Oltre che di risparmiare del denaro, si tratterebbe di diminuire molte dei possibili impedimenti (oggettive e soggettive) al voto referendario, che prescindono dalla reale volontà di voto del cittadino e che quindi ostacolano la pura e semplice pratica democratica. In tal modo si agevolerebbe la possibilità di capire ciò che gli Italiani pensano a riguardo del referendum (se sono a favore, contro oppure preferiscono astenersi), che poi sarebbe lo scopo prefissato da tale strumento in una democrazia.

Sostenere che l'accorpamento referendario darebbe un inaccettabile 'un aiutino' ai promotori del referendum, come il senatore Quagliarello ha recentemente fatto ad 8 e 1/2, vuol dire essere a digiuno delle nozioni più basilari di democrazia, nonchè in chiara malafede, ed infine senza alcun pudore nello sbandierarlo.