Monday 2 February 2009

Sfogo (in cui per un istante il pensiero razionale strutturato cede il passo all'indignazione, con le inevitabili pieghe che ciò comporta)

Uno stupro. 6 arresti. Fin qui tutto nella norma. C'è un crimine. I colpevoli vengono arrestati. Si attenderà ora che venga fatta giustizia. Tutto normale no? A quanto pare no.

Tutto comincia a svolgersi in modo strano. I romeni vengono fatti passare davanti alla folla urlante, un brevissimo tratto di strada, qualche metro per infilarli in macchina, una gogna popolare e mediatica evitabilissima, ma che le forze dell'ordine han voluto tuttavia mostrare, a dimostrare la loro efficienza, come trofei, anche a rischio di linciaggio, nonostante ciò non faccia altro che aumentare l'astio palpabile per la città.

Poi in carcere, a Rebibbia, i Romeni, sembra, vengono malmenati. I radicali intervengono, sempre zelanti, fastidiosi, vanno a controllare, denunciano gli abusi.

E poi insulti, una marea di insulti e minacce per i radicali, per la segretaria Bernardini, perchè tutti siamo incazzati no? La pena di morte ci vorrebbe ed altre cazzate del genere impastano la bocca dell'italiano medio, alto e basso, in una fratellanza interclassista che vede tutti uniti di fronte al nemico, anzi, di fronte al comune dovere di linciare il nemico.

Certo certo, e se fosse stata tua sorella, tua madre, tua figlia? Si, certo. Però la giustizia non è un'impresa privata no? Non funziona per alleviare le sofferenze delle vittime per mezzo di vendette. La giustizia è impersonale, per definizione. La giustizia quindi non ha sorelle, madri o figlie. La giustizia prevede accuse, pene e sentenze, ma non permette, non concede, non insinua e nemmeno concepisce la possibilità di farsi giustizia da sè. La tortura non è una possibilità. La legge del taglione è roba da vecchio testamento, no?

Va bene, tutto bene. E' ovvio, tutto ovvio. E' anche vero che si può, se non condividere, se non accettare, perlomeno comprendere che gli individui toccati direttamente da eventi dolorosi si lascino andare. La giustizia è impersonale, fredda ed inflessibile. Gli uomini no. Loro sono persone, passionali ed incredibilmente flessibili.

In mezzo c'è lo stato, che deve condannare fermamente qualsiasi tipo di abuso che si verifichi su qualsiasi tipo di prigioniero, sia che esso sia criminale o solamente presunto tale, sia che esso sia un omicida, uno stupratore, un ladro, un terrorista o anche un semplice manifestante. Cosa diceva Obama mentre tutti gli sbavavamo dietro? Non ha detto che la lotta per la sicurezza non accetterà mai di compromettere i nostri ideali? E noi? quali sono i nostri ideali? il rifiuto della tortura ha spazio tra essi? Però i radicali sono attaccati, ed il governo è zitto.
Non fa comodo no? In questo caso la frase di Obama si riformula così: non solo per la sicurezza, ma anche per non incrinare il consenso dei nostri elettori, noi accetteremo di compromettere gli ideali della nostra nazione. Et voilà.

In mezzo ci sono i media. Ma ormai i media non sono altro che cani, pronti a scodinzolare, rincorrere il bastone, ringhiare ed abbaiare a comando. Pronti a denunciare il clima dell'odio a pagina 2 e 3, mentre lo alimentano a pagina 1, 4 e 5, e poi ne commentano gli effetti a pagina 8 e 9. Sono cani, d'altronde, e si mordono la coda, ormai non sembrano far altro.

In mezzo c'è la società civile, quella che dovrebbe condannare fermamente i tentativi di linciaggio, le percosse in galera, il razzismo dilagante. Perchè lo sappiamo tutti benissimo che uno stupro è un atto orribile, ributtante, scandaloso. Sappiamo tutti benissimo che gli autori dello stupro sono delle merde e nient'altro. Sappiamo anche che un linciaggio pubblico è il minimo grado che può raggiungere una civiltà?

Non siamo noi che ci scandalizziamo di fronte a quelle immagini sfocate, riprese con telecamere traballanti che mostrano linciaggi a Gaza durante la guerra civile e lapidazioni pubbliche in Nigeria e Arabia Saudita? I linciaggi a Guidonia invece? quelli vanno bene a quanto pare.

La nostra moralità schizzofrenica si è distesa, distorta a tal punto da permetterci l'illusione di superiorità ed accecarci di fronte al marcio ributtante che ci cresce in seno.

In tutto questo un comico non trova di meglio che solleticare la turpitudine sociale in piena prima serata, in piena TV pubblica. E cosa fa la presentatrice? Non certo lo critica, non sia mai. Non certo si dissocia, poichè ci si dissocia per ben altri motivi, come un'insinuazione a Schifani o una critica a Napolitano. Neanche, neanche si limita a lasciar cadere la cosa, ad andare oltre. No. La riprende, ci si associa. Si. Tra gli applausi generali, il messaggio che viene fatto passare in prima serata è che gli abusi sui prigionieri non sono solo giusti, sono anche troppo pochi

Ecco il link al video suddetto

Peccato che nell'ottusità xenofoba ed ignorante che infonde i sorrisetti compiacenti degli idioti in questione, quasi nessuno si renda conto che protestare contro gli abusi subiti in cella da chicchessia non è solo una difesa dei diritti di sei romeni, è una difesa dei diritti di tutti noi.

Bah. E' tutto, biblicamente in attesa del giorno in cui

il cuore d'Italia
da Bolzaneto a Rebibbia
si gonfi in un coro
di vibrante protesta.

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