Monday 28 April 2008

Sfumature

Stefano Rodotà ha scritto un articolo interessante stamattina, sulla Repubblica.

Si tratta più o meno di quello scritto qualche post più sotto.

Un mio amico sostiene la scelta della Lega e di altri partiti ancor più estremi perchè essi rappresentano una politica che prende decisioni, che agisce, una politica definita, non più d'attesa, d'osservazione e riflessione. Una politica che decide le sue strategie davanti a freschi sondaggi e che è pronta a calcare la mano, che strumentalizza senza alcuna vergogna.

Può essere. Magari la Lega ha le idee chiare che altri non hanno. Magari in Italia la situazione è davvero così difficile. Io d'altronde da qualche anno non ci sto più, non sono a conoscenza dell'invasione barbarica ormai in atto, del fatto che non si possa più uscire di casa, che il pericolo romeno, marocchino, albanese è dietro l'angolo, o dentro casa. Che ne so io?

Mentre vivevo altrove l'Italia diventava malato appestato da infezioni immigrate, è facile fare la morale da lontano, facile pretendere la tolleranza da chi vive ogni giorno faccia a faccia con la paura, con il pericolo. O no?

O forse avete dimenticato, Italiani che vivete in Italia, qual'è il significato della parola tolleranza? Forse è venuta a mancare quell'accezione che indica lo sforzo, la fatica implicata dalla tolleranza stessa? Non passa per la testa che è ovvio e normale accettare un immigrato che lavora, studia e porta magari anche i nostri bambini a scuola? Che la vera tolleranza si sviluppa nei confronti di chi è escluso dalla società, perchè malato, perche straniero, perchè non produce, perchè spaventa? Tolleranza zero è un concetto che punta ben oltre quello di giusta pena.

Pretendete di essere stanchi di accettare, stanchi di sopportare. Ma quando mai avete accettato? Quando mai avete sopportato? Credete che la Lega sia la soluzione perchè siete esasperati. Ma avete mai provato cosa vuol dire esasperazione, cosa vuol dire essere colonizzati veramente, cosa vuol dire essere stranieri in casa propria?

La verità è che avete ceduto alle antenne dell'egoismo e dell'indifferenza, inutile cercare di giustificare le vostre scelte rifacendovi a qualche motivo inesistente, alla vostra insofferenza (per lo meno ridicola, se non vergognosa) o alla supposta capacità decisionale delle forze che avete votato.

Quello che voi volete è una distopia asettica, un mondo a vostra immagine e somiglianza, piazze e strade ripulite da immigrati, ma anche da giovani ubriachi, mendicanti, drogati, cani randagi e qualsiasi altro puntino che possa sporcare la vostra prospettiva.

In questo non c'è poi tanta distanza da altri tentativi storici di sterilizzazione sociale.
Certo, ben più estremi, tuttavia ispirati da quella stessa logica, l'esclusione del diverso come scopo principale, un mito di purificazione che Sennett riferisce alla nostra adolescenza, alla necessità di avere una concezione del mondo ordinata, coerente, costante.

A suo parere nel passaggio adolescenziale la nostra immagine coerente dell'ambiente circostante comincia a frantumarsi di fronte alla varietà di stimoli ed esperienze che gradualmente erodono le certezze coltivati nell'età infantile. E' a questo punto che queste ultime si proiettano al di fuori. Non più in grado di sostenere una coerenza che non c'è, diveniamo insofferenti alla diversità che colpisce, dolorosamente, i nostri nervi scoperti. E allora sovrapponiamo a caos percettivo miti d'ordine e purezza. Secondo Sennett questa finzione dovrebbe appunto finire con il passaggio all'età adulta, che prevede un'accettazione dell'imprevedibilità della realtà sociale che ci circonda.

Cio' non avviene sempre, anzi piuttosto raramente. Il voto italiano ha abbastanza chiaramente mostrato come una maturazione del genere sia ancora lontana, un paese di adolescenti spaventati dalle dinamiche in atto, che si attacca disperatamente a chi gli promette ordine, rigore, sicurezza, purezza.

Forse è ora che guardiamo alla storia italiana ed inquadriamo questa fase sotto una giusta luce, che permetta di coglierne l'ombra fin dove s'allunga, che permetta d'affermare tranquillamente che la radice di tali modi di pensiero e logiche politiche si annida nel secolo scorso, e che le differenze supeficiali sono quelle dettate da un contesto politico, economico e sociale cambiato, e da una diffusa auto-negazione che giustifica retroattivamente scelte della cui origine ancora, tutto sommato, ci vergognamo.

Differenze si, ma di tonalità, di gradazione, sfumature...

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